La letteratura è per tradizione consolidata notoriamente legata alla musica, è infatti risaputo che da Omero a Proust, passando per Jean Claude Izzo, ascoltare musiche della tradizione mediterranea ( anche se di dubbia ricostruzione filologica rispetto a quello che doveva essere la lira o la cetra suonata dagli Aedi greci), oppure un’ aria di Debussy, o la sinuosa acre tromba di Miles Davies a seconda che si leggano “ L’ Odissea”, “ La prigioniera” o “ Solea”, garantisce un’ assoluta ottimizzazione della lettura di uno degli autori sopracitati, come di qualsiasi altro . E’ su questa falsariga che a cura di Bruno Casini [1]è stato da poco ristampato il saggio: “Tondelli e la musica”, raccolta di saggi critici che , prefatti dal purtroppo prematuramente scomparso Fulvio Panzeri[2] include i migliori interventi dedicati all’ attività di critico musicale che Pier Vittorio, aveva curato nel corso delle sua breve vita e al tempo stesso intensa vita[3], per riviste come: “ Rockstar” [4] e “ L’ Espresso”. Dai testi inediti scritti da Pier Vittorio per gli Skiantos e qui presentati da Roberto “Freak” Antoni, a quelli di Luciano Ligabue, che abitava nello stesso palazzo dello scrittore a Correggio, sino a quelle di Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni ( membri storici dei “ CCCP”) , sino a Federico Fiumani leader dei non meno famosi: “ Diaframma”, sino a Stefano Pistolini, Gabriele Romagnoli, il regista Mario Martone e molti altri [5], il libro assume grazie alla attenta selezione del testo scelto da Casini la forma di un’autentica e intensa mappa della musica degli anni ’80. Epoca che, notoriamente legata ad un mito di libertà totale, ha di fatto espresso il dramma di una generazione, forse non troppo lontana da quella Lost generation[6] celebrata a suo tempo da Hemingway, nella misura in cui si è trovata a fare i conti con le prime avvisaglie della crisi dei valori postsessantottini e la ricerca di una identità che non fosse superficialità modaiola.
Dramma che Tondelli, ha forse vissuto più di altri suoi colleghi, all’ insegna di una prosa e dei contenuti trasgressivi e consapevolmente autodistruttivi, rispetto ai quali la musica è stata un amplificatore e forse, al tempo stesso, un anestetico per esistenze fatte di morali sempre più provvisorie e tutt’ altro che cartesiane.
Bensì espresse nello specifico della prosa di Tondelli attraverso i romanzi: “Altri libertini” e “Pao Pao”, per poi evolversi in una prosa sempre più piana e profonda che, dopo la parentesi di: “ Rimini”, ( forse il romanzo più incline ad accattivarsi le simpatie di un pubblico più ampio di quello che sino ad allora aveva meritoriamente avuto), destinata ad assumere le drammatiche e a tratti entropiche coloriture chiaroscurali di “Camere separate” e de “L’Abbandono “.
Romanzi maggiormente improntati ad un autobiografismo spesso destinato a sfociare in fluttuanti e sinuose sinestesie, finalizzate a prendere per la pancia i lettori, nell’ottica di un lucido senso del dissolvimento di anima e corpo, nella prospettiva di chi sa vivere tanto in senso laico quanto a tratti mistico la lucida e prossimale consapevolezza della morte.
La sinestesia, una figura retorica non casuale, finalizzata a coinvolgere appieno e nel profondo la percezione dei cinque sensi dell’uomo, che già a suo tempo lo psichiatra Jacques Lacan individuava, alla base delle più solide e immutabili radici dell’inconscio. Quello stesso che collegato con il metabolico senso del silenzio e del suo potere di penetrazione, non può non essere ricondotto alla musica. Una musica che nel Tondelli meno legato alla dimensione del romanzo e più a quella della recensione da rivista o da terza pagina, ha però la capacità di esprimersi attraverso forme e colori, rispetto ai quali risulta non meno valido il concetto, usato ed abusato negli ‘ 80, di psichedelia. Una psichedelia che negli articoli di Tondelli, come evidenziato tra le pagine di questo saggio, risulta palmare e improntata ad una vitalità, forse disperata, anche nell’ accezione più pasoliniana del termine, ma nel contempo ad una leggerezza ed un funambolismo dal fascino solido e al tempo stesso prezioso, per comprendere non di meno le successive e più o meno vitali metamorfosi sonore di quest’ epoca, fatta di suoni campionati, di “beat” su cui rappare, non di rado a costi e con esiti più o meno bassi e di non meno retoriche ribollite musicali.
Rispetto alle quali le parole di “Pier” (così chiamavano Tondelli i suoi più cari amici) attraverso Didi, uno dei suoi personaggi della pièce teatrale: “Dinner party” suonano come un esorcismo auspicabilmente proficuo, e di buon augurio rispetto ad una musica ed una letteratura che perde di autenticità di giorno in giorno: “Io faccio musica con le mie parole. Per questo, le cerco. Le cerco, ma chi ti ascolta per una parola? Chi è capace di vivere per il suono di una parola?”.
I Critici:
Piccolo Viaggio nella Musica degli anni’ 80 con alcuni dei Brani preferiti di P.V. Tondelli.
Bronsky Beat
Matt Bianco:
Alison Moyet:
The Style Council:
The Psychedelic Furs:
Ultravox:
[1] Già curatore della rassegna “Independent Music Meeting” ,appuntamento dedicato alla discografia italiana e straniera indipendente, ex redattore della rivista “Emporio Armani Magazine, è un esperto delle nuove culture giovanili metropolitane.Ha seguito come ufficio stampa le Biennali dei Giovani Artisti Dell’Europa Mediterranea a Valencia e a Lisbona collaboratore delle pagine toscane de: “Il Manifesto” e Organizzatore di Eventi Culturali dell’Istituto Palazzo Spinelli di Firenze
[2] Fulvio Panzeri: (Renate, 19 febbraio 1957 – Desio, 25 ottobre 2021) è stato un è stato un critico letterario saggista, poeta, giornalista pubblicista pubblicista e insegnante italiano. L’abbandono. Racconti dagli anni ottanta, Milano, Bompiani, 1993. Dinner Party, Milano, Bompiani, 1994, Biglietti agli amici, Milano, Bompiani, 1997., Opere – I. Romanzi, teatro, racconti, Milano, Bompiani, Opere – II. Cronache, saggi, conversazioni, Milano, Bompiani, 2001. ISBN 88-452-4438-5., Rimini. Il romanzo vent’anni dopo. 1985-2005, Rimini, Guaraldi, 2005, Riccione e la Riviera vent’anni dopo. 1985-2005, Rimini, Guaraldi, 2005. ISBN 88-8049-271-3, Rimini, Milano, Bompiani, 2015, Camere separate, Milano, Bompiani, 2016. Viaggiatore solitario. Interviste e conversazioni 1980-1991, Milano, Bompiani, 2021.
[3] Pier Vittorio Tondelli (Correggio, 14 settembre 1955 – Correggio, 16 dicembre 1991) è stato uno scrittore, curatore editoriale, saggista, giornalista pubblicista e drammaturgo italiano. È l’autore di “ Altri libertini”, romanzo di culto fra i giovani italiani degli anni ottanta, ed è considerato uno dei maggiori esponenti della letteratura postmoderna italiana. Ha curato anche antologie di scrittori esordienti per la casa editrice Transeuropa
[4] Cfr la rubrica “ Culture Club” tenuta da P.V. Tondelli: su: “ Rockstar”, 1985-1989.
[5] Sandro Lombardi, Alberto Piccinini, Luca Scarlini, Pier Francesco Pacoda, Ernesto De Pascale, Paolo De Bernardin, Giuseppe Videtti fotografo Derno Ricci, gli scrittori Mario Fortunato, Filippo Betto, il regista Mario Martone, la dolcissima Nicoletta Magalotti Nuova edizione rivista e ampliata e illustrata da Matteo Torcinovich
[6] Le figure che s’identificano con la Lost Generation includono tra gli altri autori e poeti come ]Francis Scott Fitzgerald, John Steinbeck Thomas Stearns Eliot, John Dos Passos, Alan Seeger, Erich Maria Remarque, Henry Miller, Ezra Pound e Sherwood Anderson, ma anche pittori come Waldo Peirce e Abraham Walkowitz e artisti come Isadora Duncan.
Treviso 16 11 2022 – Grazie per avermi fatto riscoprire la figura di pier vittorio tondelli. Gianni Milanese