Enrico Berlinguer è un simbolo straordinario.

Mi sono chiesto molte volte cosa abbia portato tutti noi a ritenerlo tale.

E mi sono domandato come mai il suo essere “icona” non sia tramontato nel nuovo secolo.

La frase più nota nella sinistra è quella che segna la differenza con l’oggi. “Non ci sono più persone come Berlinguer.”

Potrebbe forse essere il segno di una visione “passatista” della politica che ricorda i tempi andati pieni di certezze e fa difficoltà ad affrontare quelli attuali così pieni di dubbi e di contraddizioni.

Certo, c’è anche questo ma non basta.

Io credo che le componenti che rendono Enrico Berlinguer unico tra i leader ad essere attuale, ricordato, amato siano infatti due.

Era innanzitutto il leader del più grande Partito Comunista d’Occidente.

E di un partito che era dei lavoratori, aveva una storia gloriosa in Italia con la Resistenza, le lotte di classe, le vittorie e le sconfitte vissute sempre insieme.

Si, insieme.

Forse questa è la parola chiave per pensare alla forma partito del Novecento.

Il militante comunista si sentiva parte di una storia, di una grande avventura.

Ed era certo di stare dalla parte giusta.

Enrico Berlinguer raffigurava fisicamente quel percorso di vite e di avvenimenti sociali nei momenti belli e nei momenti bui.

Era simbolo e amico ma soprattutto era la persona in cui ciascuno si identificava.

E qui giungiamo alla seconda caratteristica di Berlinguer.

La sua persona.

Non era come noi, era come noi avremmo voluto essere.

Pacato ma fermo, leader ma umano, onesto quasi all’eccesso.

Timido e riservato era in pubblico lottatore e immagine di forza morale e politica.

Berlinguer era ed è riferimento perché ci si poteva e ci si può identificare.

Perché è esempio di chi vorremmo leader, perché non tradisce nella vittoria e affronta con coraggio la sconfitta.

Berlinguer, uno di noi, dicevano i compagni.

La grande forza di quell’uomo era di essere riferimento e oggetto di identificazione dei sentimenti: l’orgoglio, la conoscenza, la storia, l’integrità.

Per questo è così significativa l’iniziativa di questo libro che racconta Berlinguer a Venezia in 81 immagini.

Ed è guardando quelle immagini che torna dentro di noi un’epoca, con tutta la sua forza, la sua originalità e la sua bellezza.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

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