Sembra uno scherzo ma invece è un episodio duro e triste accaduto veramente tra il 1944 e il 1945 nella vicina Carnia. Un pezzo d’Italia fu occupato per dieci mesi da truppe russe, cosacche, caucasiche, georgiane e cecene (sì proprio loro). Ve ne racconto la trama come fosse un film ma le violenze, gli stupri, le rappresaglie e i tradimenti, furono reali e purtroppo molto simili a quelle della guerra in corso.

Prologo.

Durante la Seconda guerra mondiale i nazisti invasero l’Unione Sovietica e fecero milioni di prigionieri. Molti di questi successivamente collaborarono con gli invasori e combatterono a fianco dei nazisti. In particolar modo si formarono truppe di cosacchi e di caucasici, popoli che non avevano accettato la collettivizzazione forzata imposta da Stalin. Aggiungiamo poi che chi si arrendeva era automaticamente condannato a morte dall’Armata Rossa. Quando, dopo la ritirata di Stalingrado, le sorti della guerra si rovesciarono, i nazisti in fuga dislocarono questi alleati in tutta l’Europa con funzione antipartigiana. E siamo arrivati alla nostra storia.

Arrivo.

Nel luglio del 1944 le truppe russe collaborazioniste furono stanziate nell’alto Friuli dove si era formata una insidiosa repubblica partigiana. L’arrivo fu quanto di più folkloristico e sorprendente si possa immaginare. Dai treni della stazione di Carnia scesero strani guerrieri con colbacchi e coltelli ricurvi, tantissimi cavalli, famiglie numerose e… cammelli, animali mai visti da quelle parti.

I friulani li guardarono a bocca aperta ma lo stupore venne sostituito ben presto dal terrore perché i cosacchi, riarmati e organizzati dai tedeschi, eliminarono ben presto ogni resistenza nella forma che conosciamo: terrore, fucilazioni, stupri, deportazioni. Il solito breviario di ogni guerra. In novembre la Carnia ribelle era quasi domata.

Cosacchia – Kosakenland.

In questi mesi succede una cosa che ha dell’incredibile. I nazisti permettono la nascita di un vero e proprio staterello russo-cosacco, con un proprio ordinamento e paesi con nome russo (ad esempio Novo Cerkassk al posto di Alesso). Viene introdotta una religione propria, si aprono scuole, ospedali e teatri. E come in ogni Stato che si rispetta insediano un capo prestigioso: l’atamano Krasnov, un anziano ex generale dell’armata Bianca che prende dimora in un albergo (adesso trattoria) nel paese di Villa di Verzegnis. Qui si forma una vera e propria piccola corte zarista, curata dalla raffinata consorte del capo, la principessa Lidia Fedeorovna

Una convivenza impossibile.

Tra i montanari della Carnia e gli occupanti non fu possibile una vera convivenza, anzi i continui furti aumentano se possibile il distacco tra i due popoli. Sembra assurdo ma uno dei motivi di maggiore frizione era provocato dal fieno: i cosacchi ne hanno bisogno per le migliaia di cavalli che si sono portati appresso, i friulani per le loro stalle… insomma una guerra tra poveri.

Ordine di fuga. 

La situazione precipita nell’aprile del ’45 quando ai cosacchi viene impartito un improvviso ordine di evacuazione. Così migliaia di carrette, le stesse arrivate dieci mesi prima, sono riempite di masserizie, di anziani e di bambini. Il loro obiettivo questa volta è l’Austria. Là c’è la fantomatica “Fortezza Alpina” di Hitler, l’estrema difesa e magari un’altra improbabile nuova patria, un’altra Cosacchia. E qua comincia un altro film tragico e drammatico stavolta per gli occupanti. Attaccati dai partigiani e abbandonati dagli alleati nazisti i cosacchi affrontano il Plocken Pass, noi lo chiamiamo passo di Monte Croce Carnico. La sorte avversa riserva loro anche l’ultima nevicata della stagione, con vecchi in ipotermia e ufficiali disperati che si suicidano. Ogni tornante è una sofferenza e solo dopo tre giorni riescono a raggiungere la frontiera. Ma non è la salvezza. Sarebbe diventata una trappola definitiva.

Tragico epilogo. 

Una clausola segreta del trattato di Yalta imponeva che i collaborazionisti russi dei nazisti avrebbero dovuto essere consegnati a Stalin. Gli inglesi inizialmente danno l’illusione ai cosacchi di non dare seguito a questo impegno. E comincia il grande inganno per questi prigionieri. Vengono disarmati con la scusa di revisionare le armi, privati dei cavalli (umiliazione massima per un cosacco) e con un trucco sono arrestati tutti gli ufficiali. A questi ultimi viene promesso un incontro con il generale inglese Alexander e così si vestono da parata con le sciabole beh lucidate e i colbacchi bianchi. Invece nella foresta i loro camion sono circondati e tutti loro spediti in Siberia. Anche gli altri, i soldati con le loro famiglie, vengono picchiati, molti uccisi a bastonate, e caricati con la forza nei vagoni sovietici. Molti preferiscono annegarsi con i figli nella Drava. Krasnov sarà impiccato nella Piazza Rossa.

Fine della storia, tutta vera e tutta documentata. Morale? Ci saranno sempre occupanti e occupati, ci saranno sempre guerre crudeli e le dimenticheremo in fretta. 

Ma poi ricominceranno. Vi ricorda qualcosa?

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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