Se l’inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera”, chi gli crederebbe?(Gibran)

«Mamma, mamma… è arrivata la primavera!» Gridò il bimbo tutto contento, appena mise piede dentro casa.

«Ma che dici, tesoro?» Gli rispose lei dolcemente. «Sono i primi giorni di gennaio, c’è la neve sui campi, sugli alberi, sui tetti, e quindi siamo in pieno inverno

Il bimbo, per nulla convinto, le disse: «Eppure io l’ho vista. Ho visto la rosa rossa che è fiorita sopra la neve. È bellissima, mamma! Vieni con me a vederla.»

La mamma, sorridendo, si mise il giaccone e la sciarpa e lo seguì fuori. Sulla neve, a bordo del recinto nel giardino dietro casa, che si affacciava sui campetti, c’era una bellissima rosa rossa che timidamente aveva aperto i petali in quel bianco candido e sembrava volesse abbellirlo col suo rosso splendente. La mamma si chinò, la accarezzò teneramente, chiuse gli occhi e l’annusò, poi prese il bambino per mano e rientrarono in casa.

«Ti devo raccontare una storia,» gli disse lei, una volta all’interno, «ormai sei grande e puoi capire.»

«Che storia, mamma?» Domandò il piccolo incuriosito.

«La storia della rosa che hai visto poco fa.»

La mamma aveva assunto un’espressione malinconica, ma la sua voce divenne magica, quando iniziò:

«Non hai mai sentito parlare di amori impossibili, vero?» Chiese lei per incuriosirlo, anche se la risposta era scontata. Il bimbo alzò le spalle con un’espressione buffa.

La mamma sorrise.

«Appunto. Stai bene attento. Questo amore è uno di quelli…

Inverno si era innamorato di Primavera. La tratteneva geloso nel suo cuore freddo. Decise di mostrarle la sua forza, per farsi bello ai suoi occhi; così le mandò la tempesta, ma Primavera ne fu terrorizzata.

Mandò allora il vento per accarezzarla, ma lei si lamentava sempre. Aveva freddo.

Inverno voleva incantarla con la sua bellezza, perché anche il freddo ha del bello. Non sei d’accordo?

E quindi le mandò tanti fiocchi di neve, dicendole che erano farfalle bianche. Primavera li guardò stupita, ma tremava ancora.

Inverno proprio non capiva. Cosa aveva? Perché Primavera non sorrideva mai? Lo considerava così brutto?

Un raggio di sole brillò su una lastra di ghiaccio e lui si guardò come in uno specchio.

La sua immagine gli disse: “Il tuo cuore è gelido. Primavera non può stare lì… si sente imprigionata. Ha paura, ha troppo freddo…”

E lui: “Paura di me?  Ma io la amo!” E scoppiò in lacrime.

Il ghiaccio cominciò a sciogliersi per le lacrime, il tremore del suo corpo mandava via le nuvole nere.

La neve pian piano si sciolse e l’acqua liberata scese giù per i fiumi.

Il sole uscì per dare un po’ di conforto ad entrambi, ma Inverno, distrutto, ormai non apprezzava più niente.

Abbracciò per un’ultima volta Primavera e le disse, sconsolato: “Sei troppo delicata per vivere con me. Sei troppo bella per stare con me, quindi me ne vado.”

Allora Primavera gli regalò la rosa che tu hai visto prima come ricordo.

E se in questa stagione vedrai qualche fiore, ricordati che è un pensiero di Primavera per il suo grande Inverno.»

Le ultime parole della mamma erano affiorate con una voce tremula. Nonostante cercasse di trattenersi, giusto due lacrime tradirono il suo animo in subbuglio, quando il suo sguardo incontrò quello del piccolo. Il figlio si strinse a lei per confortarla. E con la sincerità e la purezza di un bambino disse:

«Questa rosa ti ha ricordato papà, vero mamma?»

Lei annuì, mentre frettolosamente si asciugava gli occhi con una manica.

E disse: «Tu sei la nostra rosa che io gli ho regalato, nel ricordo del nostro amore.»

Il bimbo non fece altre domande. Forse sentiva che non era il momento. Forse avvertiva che sarebbero rimaste senza risposte. O forse sapeva che avrebbe deciso lei quando rivelargli dov’erano nascosti i pezzi mancanti della loro storia. A lui un giorno sarebbe toccato di completare pian piano il puzzle, in apparenza così fragile. Voleva bene alla sua mamma e non avrebbe mai voluto causarle altro dispiacere. Si avvicinò di più a lei, che lo prese in grembo.

«Ti voglio bene, mamma!» Sussurrò il bambino.»

«Anch’io, tesoro. Sei quanto di più prezioso io abbia.»

 

Erida Petriti
Erida Petriti è nata in Albania, dove ha vissuto fino al compimento dei 22 anni. Vive in Italia dal 1997. Amante della lettura e della scrittura, entrambe terapeutiche per rompere la monotonia di tutti i giorni, gli schemi e i tabù che portiamo dentro. Lettrice ad alta voce del gruppo “Quante Storie!”. Scrittrice di diversi racconti, alcuni dei quali sono stati premiati in vari concorsi e pubblicati nelle relative antologie. Nel 2022 sono usciti i suoi primi libri “Nel muro. La leggenda della sorgente lattea di Rozafa” edito dalla casa editrice Balena Gobba e “Riflessa in uno specchio rotto” edito dalla casa editrice PAV Edizioni.

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