Con l’impennata del prezzo del gas naturale di questo periodo si sta iniziando a parlare molto di energia e transizione energetica. Nei dibattiti e negli articoli più diffusi negli ultimi giorni, noto due principali problemi di fondo: prima di tutto, siamo troppo concentrati a risolvere il problema “qui e ora” senza elaborare piani nel lungo termine; poi, specie in materia di energie rinnovabili, le informazioni riportate sono molto spesso datate, imprecise e (forse volutamente) pessimistiche.

Approfondiamo un poco quest’ultima questione. Sentiamo decine e decine di persone (tra le quali, pochissimi esperti del settore) enumerare tutti i limiti delle energie rinnovabili e le difficoltà della transizione energetica, dalla variabilità dell’energia eolica, alla carenza energetica durante le ore notturne, all’impatto delle rinnovabili sul paesaggio… Tutte questioni che hanno, sì, un fondo di verità, ma che vengono ingigantite in una retorica sulla crisi climatica che chiamerei “disfattista”. Vorrei quindi esprimere la mia opinione.

Premessa: non spetta a noi ecologisti – esigua minoranza – decidere cosa fare: le possibili soluzioni sono innumerevoli e la comunità scientifica continua ad elaborarle di giorno in giorno. Il problema è che la nostra classe politica le ignora (o vuole ignorarle). Per questo noi proponiamo le assemblee di cittadini: decisioni così vitali non possono essere calate dall’alto, ma dovrebbero provenire da cittadini comuni, attraverso un importante processo di approfondimento e confronto *.

I tre principali miti da sfatare:

Le rinnovabili sono inaffidabili!

E’ vero, né il vento né il sole sono fonti costanti. Però dobbiamo considerare che:

1)   La variabilità locale è molto spesso compensata su scala nazionale: quando è nuvoloso qua a Mogliano, potrebbe essere soleggiato a Torino, e lo stesso per il vento.

2)   Una presenza di diverse fonti nel mix energetico permette maggiore continuità: per esempio si ha buona produzione dall’eolico anche di notte, quando invece non si produce nulla dal solare (come si vede dall’immagine).

3)   Anche se effettivamente non siamo ancora in grado di produrre giganti batterie per rimediare ad ogni variabilità, è comunque possibile trattenere l’energia rinnovabile in diversi modi: per fare due esempi, pensiamo ai sistemi di pompaggio dell’acqua già esistenti (usati per conservare il surplus energetico delle ore notturne, dovuto alle centrali termoelettriche a carbone o gas), oppure pensiamo alle abitazioni ben isolate, che possono mantenere una temperatura adeguata anche per diverse ore.

4)  Anche la variabilità stagionale è meno accentuata di quanto si possa pensare: dall’ultimo rapporto TERNA, nel mese di novembre il solare ha prodotto il 3,8% dell’energia elettrica, l’eolico il 7%. La media annua vede invece il solare al 9,5% e l’eolico al 6,9%.

Infine vi sarebbe anche il “mito” dei problemi legati alla stabilità della rete: come è ben spiegato in questo articolo divulgativo dell’università di Yale, non risulta esserci nessuna correlazione tra quota di rinnovabili e numero di black-out: la Germania, il paese europeo che sta seguendo una tra le più veloci transizioni energetiche, ha mantenuto un rete molto stabile (più di quella francese).

Le rinnovabili non saranno mai abbastanza!

Se guardiamo alla quota di rinnovabili tra tutta l’energia consumata (e attenzione: con “energia” non intendiamo solo l’elettricità, ma anche l’energia usata per i trasporti e il riscaldamento) si tratta di una quantità ancora troppo esigua: il 21% circa (IEA). Le potenzialità di incremento sono molte, però dobbiamo riconoscere che non possiamo mirare semplicemente all’obiettivo (difficile ma non impossibile) di energia 100% rinnovabile, ma sarà fondamentale pure  ridurre i consumi. Come? Senz’altro ricorrendo all’efficientamento, al taglio degli sprechi ma anche ad una radicale trasformazione dell’economia, che dovrà essere sempre meno orientata alla crescita materiale.

Il nucleare ci salverà!

Il nucleare ha svantaggi e vantaggi. Il dibattito su questo tema mi risulta a questo punto abbastanza stancante. Ciò che credo sia importante notare è che esso (almeno in Italia) non è adeguato a fronteggiare la crisi climatica, perché ha tempi di attivazione troppo lunghi e costi elevati.

Vale la pena poi notare che è un mito pure la costanza di questa fonte energetica: in un report redatto per la Commissione Europea, si è stimato che per il surriscaldamento globale anche le centrali nucleari dovranno ridurre la produzione, a causa delle siccità e al riscaldamento delle acque dei fiumi impiegate per il raffreddamento.

L’energia è destinato a diventare uno dei temi centrali del dibattito politico. Se vogliamo evitare un disastro, i decisori dovrebbero essere sicuramente meglio informati di quanto sono oggi. Tra le prime fonti che potrebbero consultare, suggerisco l’Agenzia Internazionale dell’Energia, che afferma:

“L’incremento dei prezzi è dovuto ad una combinazione di fattori. È inaccurato e fuorviante dare la colpa alla transizione verso l’energia pulita”. 

Tra i fattori cui si fa riferimento, c’è anche il danneggiamento di tre importanti centri di lavorazione del gas in Russia e Nord Europa. A proposito di inaffidabilità…

* Per approfondire il tema delle assemblee di cittadini, invitiamo a visitare il sito FFF&XR Mogliano Veneto.

Inoltre questa domenica 30 gennaio sarà possibile firmare la proposta di legge per istituire le assemblee di cittadini: sarà presso la sala del quartiere Est, in Galleria Aldo Moro, dalle ore 15 alle 17.

Samuele Campello (Ribelli all'Estinzione-Mogliano)
Mi chiamo Samuele, ho 20 anni, vivo a Mogliano e sto frequentando la facoltà di ingegneria per l’ambiente a Padova. Ho frequentato il liceo scientifico G. Berto. Da un anno sono attivista nel gruppo Fridays For Future e “Ribelliamoci all'estinzione” Mogliano. Ho iniziato alla scuola media ad informarmi su alcuni problemi ambientali, ma oggi ho capito come essere informati non sia più sufficiente; per me infatti l’attivismo è l’unico mezzo per alleviare la mia frustrazione per la spregiudicata distruzione della natura e l’incertezza del futuro.

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