Il nuovo film con Di Caprio, Lawrence e Streep è stato accolto dalla critica e dal pubblico con sorpresa, in quanto offre discontinuità con i soliti ruoli degli attori ed è dotato di un messaggio forte e una tagliente satira che mescola il dramma con la demenzialità. 

Moltissimi commentatori e giornali l’hanno già incoronato come “film simbolo dell’ultimo biennio” in quanto offre forti allegorie sulla pandemia che abbiamo vissuto in questi ultimi 24 mesi; ma la verità è che il lungometraggio, iniziato a girare prima del nefasto febbraio 2020, è piuttosto un avvertimento su un tema più grosso (e caldo).

Per creare una storia “a misura di teleschermo” ci sono forti semplificazioni: i settant’anni diventano due mesi; la comunità scientifica è rappresentata da due ricercatori; il potere politico è espresso da una Streep che “reinterpreta” Donald Trump; l’universo dei media e quello delle grandi aziende è simboleggiato da personaggi che sembrano la fusione di personalità a noi ben note, come i conduttori televisivi conservatori e Bill Gates…

e infine, la sempre più percepibile crisi climatica diviene una “cometa-killer“ che lentamente diviene visibile nel cielo, come una gigantesca Spada di Damocle. Solo i complottisti sembrano non accorgersi e cambiare molto poco.

La trama “è tratta da fatti reali” e si permette di aggiungerci un finale nero e delirante: ma il messaggio lascia pensare al fatto che, come l’America poteva fermare senza problemi la “cometa-killer”, noi come umani siamo ancora in tempo a mobilitarci per fermare il riscaldamento globale.

Alla fine del film, la scena si sposta appunto su di noi: aspetteremo la rovina immersi nel nostro patetico trantran, o ci alzeremo dal divano con l’obiettivo di cambiare la società e salvare il mondo?