Era fine novembre. Il Sole splendeva forte. Aveva fatto il giro di tutta l’Italia e poi, incantato, si era fermato lì. Guardava un piccolo pezzo di ghiaccio, in disparte, pulito, delicato, fragile.
Si guardò come in uno specchio e si sentì… bellissimo! Ghiaccio, vedendo questo splendore sopra di lui, lo guardò, gli sorrise. Bello quel sorriso timido! E Sole si avvicinò di più.

Quando sentì il suo calore, sorridendogli, Ghiaccio cominciò a sciogliersi. Non si rendeva conto che perdeva la testa e, persino, la sua esistenza. Ma Sole capì. Spaventato si ritirò su, in alto, lasciandolo solo. Ghiaccio non capiva. Cosa aveva fatto? Ed era triste. Fino a quel momento nessuno si era ricordato di lui e lui non aveva mai sentito il bisogno di nessuno, ma all’improvviso tutto questo era cambiato. Aveva bisogno di luce, di calore, di sentirsi importante, di sentirsi vivo. E chi meglio del Grande Sole lo poteva fare? Ed era felice… E sì, ma perché l’aveva abbandonato subito dopo neanche un giorno? Era triste, molto triste, quindi decise di parlargli. Il Sole buono gli spiegò: “Ti perdo se mi avvicino a te, capisci? Io vorrei con tutto il cuore, ma è impossibile; se mi avvicino, ti perdo.” Ghiaccio rispose: “Se ti allontani sono perso lo stesso e così sono tanto infelice.” “Dobbiamo trovare una soluzione.” decisero entrambi. Ma cosa? La loro storia era così strana! Era impossibile senza farsi del male. E quello che perdeva di più forse era Ghiaccio, ma la sofferenza per tutta la vita l’avrebbe sopportata Sole. Sentirsi colpevole perché amava, perché Ghiaccio glielo chiedeva, era troppo. E allora trovarono una soluzione. Si sarebbero abbracciati due volte al giorno: al mattino, quando Sole scaldava poco, ma ti abbagliava con il suo splendore, e alla sera, quando era stanco e sfinito per riposarsi un po’ tra le braccia del suo celebre amato. Si svegliava presto, presto… Alle cinque del mattino? Forse anche prima, ma non lo voleva svegliare e stava lì, a guardarlo. E andava presto a dormire per abbracciarlo e poi sognare il suo dolce, tenero sguardo.
Per un po’ furono felici così. Sussurravano parole dolci, balbettavano sciocchezze, si facevano il solletico entrambi.
Bello lui per gli occhi suoi; dolce, forte, buono, premuroso, sicuro di sé… Insomma, Perfetto!
“E lei?” Dolce, tenera, con i lineamenti morbidi e minuti, con entusiasmo e i sogni di una bimba, e come una bimba tutta da difendere e Sole sapeva da chi. La doveva difendere da se stesso. Cosa poteva fare?!
Un bel giorno è successo quello che temevano da sempre. Sole l’ha abbracciata e dolce Ghiaccio non gli permetteva di andare via. Sole l’ha abbracciata più forte, senza potersi staccare. Si è sentito così impotente e impreparato nei confronti del desiderio di averla tutta che si è distratto. Ghiaccio ha cominciato sciogliersi, perdersi, vaporizzarsi… Mentre tutto questo succedeva, gli sussurrava: “Non essere triste per me perché io sono felice. Non sentirti in colpa per me, non è quello che voglio. Non pensare di avermi perso perché io vivrò dentro di te in eternità. Si si, mi porterai sempre con te!” È così se ne andò lasciandolo solo, disperato, infelice…
Quel giorno Sole è rimasto a lungo sopra quel pezzo di terra dove prima c’era Ghiaccio. Non aveva la forza per andarsene. Poi è salito su nel cielo, sperando che il giorno dopo Ghiaccio sarebbe stato lì ad aspettarlo come ogni mattina, come ogni sera e che tutto questo fosse solo un brutto sogno. Ma non accadde così, purtroppo no! Nessuno lo aspettava, almeno non lei che così tanto desiderava e Sole si ritirò. Cominciò a piangere dal dolore.
“Sta piangendo il cielo.” diceva la gente, ma io sapevo che era Sole con il cuore infranto quello che piangeva. La loro storia è finita in inverno ed è per questo che d’inverno fa freddo e piove. È Sole che lo fa in memoria di Ghiaccio.
“Continuano a venire lacrime anche in primavera…”
“Succede perché è ancora molto triste.”
“D’estate brucia, ti dà alla testa!”
“Perché c’è il fuoco della passione ancora non consumato e io e te lo sappiamo.”
“Ma può amare un pezzo di ghiaccio? La gente dice di no…”
“Lascia stare cosa dice la gente. Magari ce l’hanno con lei perché ha infranto il cuore di Grande Sole, ma non era mica colpa sua sai? La natura l’aveva fatta così e Sole l’ha amata per quello che era. E lei per ricambiare gli regalò persino la sua stessa vita. Io lo so, e ora lo sai anche tu.”

Erida Petriti
Erida Petriti è nata in Albania, dove ha vissuto fino al compimento dei 22 anni. Vive in Italia dal 1997. Amante della lettura e della scrittura, entrambe terapeutiche per rompere la monotonia di tutti i giorni, gli schemi e i tabù che portiamo dentro. Lettrice ad alta voce del gruppo “Quante Storie!”. Scrittrice di diversi racconti, alcuni dei quali sono stati premiati in vari concorsi e pubblicati nelle relative antologie. Nel 2022 sono usciti i suoi primi libri “Nel muro. La leggenda della sorgente lattea di Rozafa” edito dalla casa editrice Balena Gobba e “Riflessa in uno specchio rotto” edito dalla casa editrice PAV Edizioni.

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