L’allegro corteo dei carri riempiti di uva fino all’orlo scorrazza per le stradine. I giovani con le ghirlande nei capelli intonano inni alla gioia e nell’aria settembrina si sente l’allegria della vendemmia. Automobilisti spazientiti strombazzano in coda dietro ai trattori e ciclisti scivolano con fratture sulle chiazze umide lasciate dai dorati grappoli.

Sarà una vendemmia eccezionale, lo è sempre e il prosecco anche quest’anno confermerà tutti i suoi primati.

È un trionfo che ha dati strabilianti: 600 milioni di bottiglie, il Consorzio vinicolo più grande d’Italia, il 36% della produzione nazionale, un volume d’affari gigante. Il prosecco incide in tutti i primati del Veneto, pensiamo solo che la nostra regione (da sola ripeto) è al quarto posto nella produzione di vino nel mondo. Ci battono la Francia, la Spagna, il resto d’Italia ma il Veneto straccia l’intera Australia e il bislungo Cile. Dove vendiamo? Beh, da noi, in qualsiasi bar calabrese o valdostano ormai prosecco è diventato sinonimo di aperitivo o di vino tout-court ma è all’estero che abbiamo le maggiori soddisfazioni. Stati Uniti in testa e a seguire gli inglesi e i tedeschi nonostante la loro Brexit o birra varia.

L’industria pesante del prosecco è diventata quella più redditizia e ancorata al turismo trascinerà in avanti ancora reddito, ricchezza e felicità nel Veneto. Fine del pistolotto.

In ogni bella famiglia c’è il lato oscuro, qualche scheletro da nascondere in cantina (appunto). Da dove cominciamo? Da un paesetto incastonato nelle colline pedemontane, neo-patrimonio dell’Unesco, Premaor. Un’associazione di cittadini si è data da fare con dimostrazioni, interpellanze, petizioni per bloccare l’avanzata di nuovi vigneti. Motivo: il veleno! I trattamenti chimici (mai sentito parlare del glifosato) guastano l’aria, ammorbano e inquinano in modo serio. Le maestre non lasciano i ragazzini uscire in ricreazione perché poi hanno il mal di testa e fare la doccia ad ognuno diventa una rogna. Indovinate come è andata a finire? Gli hanno dato torto e qualche ettaro in più è stato sbancato e adesso regolari file dell’oro verde circondano il borghetto. Ricordiamo che la Regione ha autorizzato di recente nuovi 6500 ettari di prosecco, pari a 650 campi di calcio regolamentari, per compensare le nuove richieste di prosecco.

E adesso diamo però la parola al solito estremista-ambientalista sordo alle sirene del mercato e del Pil. Per evitare fraintendimenti, cito virgolettate le sue dichiarazioni: “Richiamo al rispetto dell’ambiente e della salute spesso minacciati dall’abuso dei cosiddetti pesticidi… preservazione della biodiversità in un’area in cui la monocoltura (che rischia di diventare “monocultura” dove non c’è spazio per chi la pensa diversamente) rappresenta un limite di cui tener conto”. Aggiunge “No alle speculazioni o alle frodi che falsificano la genuinità dei prodotti soltanto in nome di un guadagno più elevato”. E continua con tono deciso “Ci vogliono maggiori risorse per i doverosi controlli delle normative”.  Infine, conclude “porto tutta la mia vicinanza alle famiglie di Premaor…

Ma chi è questo arruffa popolo? Chi è questo fanatico salutista? È il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, che commosso ed orgoglioso ricordava nell’omelia il suo passato contadino.

Oreste Biron
Oreste Biron (alias Bison Otello) scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al "ilDiarioonline" su temi ambientali e locali.

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