Sotto casa abbiamo uno dei festival musicali, e non solo, tra i più interessanti ed originali d’ Italia. Parliamo del “Giavera festival”, giunto alla sua 26ª edizione e che conta su un consistente gruppo di volontari moglianesi.
Che cos’è? Per quattro giorni, a Giavera, in villa Wassermann e nel suo parco si alternano artisti da tutto il mondo, teatro musica danza, con discussioni e contributi sui grandi temi di attualità. Detto così sembra poco ma basta guardare l’intensissimo programma e si cambia opinione. Si va da uno dei più famosi musicisti africani, Aka Kora, all’immacolato (nel senso di capigliatura) direttore della Treccani Bray, e poi mostre fotografiche, interventi delle giornaliste televisive, come Marina Lalović e Donatella Ferrario, che faranno respirare l’aria del mondo in questo fortunato angolo ai piedi del Montello.
Il festival ha origini ormai lontane quando due pazzi hanno deciso, nel cuore del Veneto, non sempre apertissimo alle novità, di invitare le comunità etniche a mostrarsi, a far esibire i propri danzatori, i propri cantanti. Beh la musica a volte funziona troppo bene, da uno spettacolino nel campo di calcio della parrocchia è diventata una manifestazione con migliaia e migliaia di partecipanti. I due erano e sono Don Bruno Baratto, instancabile prete degli ultimi e l’elettrico Stefano Donà, moglianese di origine e factotum giavarese di fatto.
Il programma è denso e solo in parte ridotto per la pandemia. Proprio di questa parleranno tre antropologi, e mia figlia si è prenotata, io invece ho prenotato la cena etnica di sabato sera. Gusti diversi. Un altro moglianese, Roberto, curerà la vendita dei libri e domenica le sonorità del mondo si diffonderanno tra le stelle. Se non piove.
Ah sono curioso, domenica alle 19:30 la banda di Nervesa suonerà l’inno nazionale del Burkina Faso. Incredibile…

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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