Un’opinione sul tema dell’ambientalismo di facciata e sull’utilità delle piccole iniziative.

Caro Cesare, la scorsa settimana hai giustamente ammonito i lettori riguardo il crescente rischio di imbattersi nei “granchi verdi”, quelle bestiole metaforiche (ma non troppo) capaci di farci credere che l’imminente crisi climatica ed ecologica possa essere risolta semplicemente con piccoli gesti (la raccolta differenziata, o la pulizia della città dai rifiuti ecc.). Come hai scritto, il sintomo degli attacchi di questi granchi sta nel cadere nel “greenwashing” *, ed è un sintomo che rischia di emergere anche nei piccoli eventi di volontariato per l’ambiente svolti nella nostra città. Ovviamente nè tu, nè io, nè alcun altro pensiamo che sia ciascuna iniziativa, in sé, a contribuire alla proliferazione del granchietto. Ne sono responsabili, piuttosto, alcuni giornalisti e politici che su queste iniziative costruiscono una narrazione del tutto fuorviante.

Vengo ora al punto di questo articoletto: secondo te definire eventi come le raccolte di rifiuti “un modo per salvare l’ambiente” è sbagliato e complice di “greenwashing”; mentre secondo me è solo una grande esagerazione. Cerco di spiegarmi.

Vogliamo valutare quale sia l’effetto di queste iniziative, limitandoci all’ambito della questione climatica ed ecologica. Come tu osservi, i rifiuti raccolti non spariscono: la maggior parte verrà volatilizzata in un inceneritore, un’altra parte verrà accumulata in discarica, mentre la quota restante (sempre troppo piccola) verrà riciclata. Dunque in questo processo non ci sarebbero benefici particolarmente significativi in termini di emissioni di CO2, o almeno non abbastanza per considerare queste attività un modo per “salvare il Pianeta”. E sono d’accordo. Però considerare le azioni di pulizia della città non sufficienti a contrastare la crisi climatica non implica, per come la vedo io, che non servano proprio a nulla. Questo per due motivi in particolare: 1) La quota di rifiuti raccolti che verrà riciclata (come lattine, alcune plastiche ecc.), anche se minoritaria, permette di rimettere “in circolo” dei materiali, e quindi di ridurre le emissioni legate all’estrazione e lavorazione di materie prime nuove (produrre una lattina con metalli riciclati causa meno di un decimo delle emissioni che utilizzare materia di nuova estrazione). 2) Non dobbiamo dimenticare l’impatto che i rifiuti dispersi hanno sulla fauna: e anche se la fauna che popola il nostro centro abitato può risultare abbastanza striminzita, i rifiuti hanno una perfida capacità di diffondersi, dalla strada al fossato, dal fossato al fiume, dal fiume alla costa e al mare. Per cui raccogliere rifiuti qua a Mogliano può avere un qualche effetto su un’area ben più vasta.

Per sintetizzare, quello che volevo dire è: d’accordo, la crisi climatica è un problema gigantesco e per risolverlo sono necessari cambiamenti radicali ad ogni livello, però questo non comporta che tutte le varie piccole azioni di responsabilità siano totalmente inutili. Basta non farsi prendere in giro da chi ci dice che con queste piccole azioni stiamo risolvendo il grande problema.

* “lavaggio col verde”, è l’ambientalismo di facciata, cioè tutti quegli atteggiamenti dove l’ecosostenibilità è usata come mero strumento di marketing, del tutto superficiale.

Samuele Campello (Ribelli all'Estinzione-Mogliano)
Mi chiamo Samuele, ho 20 anni, vivo a Mogliano e sto frequentando la facoltà di ingegneria per l’ambiente a Padova. Ho frequentato il liceo scientifico G. Berto. Da un anno sono attivista nel gruppo Fridays For Future e “Ribelliamoci all'estinzione” Mogliano. Ho iniziato alla scuola media ad informarmi su alcuni problemi ambientali, ma oggi ho capito come essere informati non sia più sufficiente; per me infatti l’attivismo è l’unico mezzo per alleviare la mia frustrazione per la spregiudicata distruzione della natura e l’incertezza del futuro.

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