Nelle mie passeggiate sugli argini dello Zero capito da Federico, anzi nella sua azienda agricola “La zucca vuota”.  Proprio sul confine, zona via Cortellazzo e proprio a ridosso del nostro fiume. Federico si schernisce, non vuole un’intervista, io ho il mio foglietto con 12 domande, e i suoi neuroni specchio (Cit. neuroscienziato Giacomo Rizzolatti) sono timidi e non si fanno condizionare dalla mia curiosità di cittadino.
C’è anche suo padre, baffetto candido ed ironico, e con lui discutiamo di cognomi, il suo Bulegato è il ceppo di Gardigiano ma c’era uno zio sventurato che a Favaro… lo freno e punto Federico. “L’azienda vera e propria è nata nel 2019, quando ho iniziato a lavorare a tempo pieno dopo aver perso il lavoro come informatico… Beh forse è stata la mia salvezza”. Mi guardò attorno, profumi e silenzio gli danno ragione. Incalzo “Certo che hai cominciato proprio con il Covid”.  “Sì ed è stata una fortuna. Ho cominciato a distribuire le mie verdure a domicilio. Le persone in quei mesi lo preferivano. Vendevo tutto, alla sera ero sfinito… Insomma, una partenza inaspettata”. È vero, non ci avevo pensato e cerco di farlo parlare di prodotti, di ettari, di distribuzione e lui candidamente mi sposta sulla birra.
“Sai il mio sogno è fare dei corsi sulla birra, ho tutta l’attrezzatura, tipo con amici, gli insegno, e loro si portano a casa le loro birre, una condivisione, un modo di produrre e di stare insieme”. Sono “romaso” (ehm basito) non parla di difficoltà economiche, di profitto, di burocrazia inibente. No, è contento e non lo fermo più.
“Sai che abbiamo anche gli orti condivisi?” No, non so niente, so che Federico rifornisce il Gas, niente di pericoloso ma un Gruppo di Acquisto Solidale, e lui fiero mi accompagna nel campo vicino.
“Ci sono degli amici (e dai!) una decina che coltivano orti, gli ho dato il terreno e sono contentissimi”. E sfido io.

Intravedo un paio di roulotte aperte “Sì ho fatto un bel tentativo ma adesso dopo il Covid(?) voglio rilanciarlo: un agricampeggio. Non hai idea di quanta gente vuole stare in campagna e poi magari raggiungere Venezia… “. Ci credo e penso a quei casermoni-alberghi di Mestre. Passiamo davanti a due splendidi pony e lui mi dice che sono per i bambini ospiti. Gli dico che saranno morsi e che qualche avvocato lo manderà in rovina. “No, mia figlia ha fatto il corso di ippoqualcosa, è brava “.
Vengo incuriosito da una specie di gabbia con le ruote con dentro due splendide galline. Intuisce e mi spiega leggiadro “Posiziono questo carretto sopra una “gombina” e così le galline con i loro escrementi concimano e razzolando preparano il terreno, poi la sposto e così via, un sistema biologico e rispettoso “. Le altre cinquanta galline ovaiole sono invidiose e aspettano il loro turno.

Poi Federico mi parla del biologico, del sovescio(1), della coltivazione dell’orzo (per la birra) molto meno inquinante del trattamento di un vigneto. Poi si ferma, mi fissa e mi dice “Bisogna però non pensare solo al prodotto ma anche ai mezzi per produrre”.  Mi parla di trattori, mi dice dei loro prezzi, pazzeschi, e di come siano sottoutilizzati e mi mostra la sua invenzione.

“Ho sfruttato questa vecchia Graziella e l’ho trasformata attaccandoci un piccolo aratro, fantastico per i piccoli appezzamenti, per il mio orto”. E mi fa provare, è la prima volta che guido una bicicletta a fini agricoli.

 “Adesso vorrei parlarti del progetto che ho per questa estate: Argine d’arte. Vedi qua il fiume. Ho pensato che…”. Basta, i miei neuroni specchio si arrendono davanti a questo marziano. Appallottolo le mie 12 domande.

Inforco la bici e sto per andare. Mi fermo davanti alla targa “ La zucca vuota”. Mi sono dimenticato di annotare gli orari, maledizione. Canzono Federico e gli dico che posto “La zucca vuota” con il suo bel testone in primo piano. Lui mi risponde sorridendo, sorride sempre, dicendomi “Abbiamo scelto questo nome perché una volta, nel mondo contadino, la zucca vuota era importante, dentro si mettevano i semi preziosi e l’acqua per bere ed innaffiare…”. Incasso.

 

(1) sovescio: pratica agronomica consistente nell’interramento di apposite colture allo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here