Il mio 25 aprile

Ricopro da circo un anno e mezzo una posizione che nella maggior parte dei casi è quasi ad esclusivo appannaggio maschile. Nella squadra che coordino ci sono parecchie donne, la maggioranza. I loro ruoli sono prettamente operativi e hanno alle spalle un curriculum dove la laurea in economia a Ca’ Foscari è il dato base da cui si evolve solo in meglio. Sono sempre stata convinta che il valore delle persone non possa essere in alcun modo condizionato dal genere. E spesso mi sono ritrovata a constatare di come il grande desiderio di autodeterminazione porti le donne a raggiungere brillantemente obiettivi lavorativi in contesti davvero difficili con una capacità di mediazione, flessibilità, precisione e fantasia senza eguali. Anche se a ciò non corrisponde la giusta valorizzazione, il giusto ruolo, il giusto stipendio.

Dopo qualche mese, che lavoravo con la mia nuova squadra ho deciso di fra crescere qualche donna davvero brillante. Se lo meritava come pochi. Ho ridefinito processi, cambiato organizzazione, definito nuovi ruoli di responsabilità e ricollocato le persone. Ho presentato il mio piano ed è stato approvato. Ovviamente avevo ridefinito il tutto prevedendo crescite interne e ruoli di responsabilità per una serie di donne. Una in particolare.

Mi accingevo ad implementare il mio piano di cui sono molto orgogliosa e…. due delle donne a cui avevo affidato sulla carta un ruolo di responsabilità mi comunicavano che a breve sarebbero diventate mamme.

E così io, che da sempre mi sono spesa per la parità di genere, mi trovavo di fronte al mio sliding door. Io che ho provato sulla mia pelle che significa maternità in contesti lavorativi adesso che avrei fatto?

I miei valori avrebbero tenuto alla situazione che si stava presentando o anche io avrei accettato di sacrificare una donna brillante che a 40 anni ha deciso di diventare mamma per una semplificazione della situazione? Per una efficienza a buon mercato.

Ci ho pensato, tantissimo. E alla fine ho fatto resistenza, la mia personale resistenza in un contesto complicato. Ho proposto all’azienda di aspettare la maternità, di permettere il percorso di crescita a maternità ultimata. Credo non sia mai successo. Con la maternità i percorsi lavorativi delle donne si interrompono, scompaiono.

Quando questa donna brillante tornerà al lavoro, dopo tutta la maternità facoltativa di cui avrà bisogno, riprenderà il suo percorso di crescita. Ho evitato che parole come, “sai con la maternità non avrai più testa per il lavoro, le tue priorità cambieranno, il pediatra, il dentino, il nido, purtroppo il mondo va così”

No! Il mondo non va così! Ci vuole coraggio e determinazione e valori non solo per sbandierarli in qualche sterile post su Facebook.

E così aspetto la mia giovane donna. E mentre l’aspetto, poiché il lavoro c’è ed è molto me ne faccio carico e resisto al facile desiderio di cambiare il mio piano e semplificarmi la vita.

Resisto e penso alle meravigliose donne costituenti che in un tempo che non le contemplava posero le basi per quella parità di genere ancora non raggiunta. Aspetto e resisto.

Buon 25 aprile!

Dominga Fragassi
Donna lavoratrice presso un’azienda della grande distribuzione dove coordina l’area Marketing e Comunicazione. Da anni impegnata in diverse associazioni del territorio in ambito sociale e culturale, in diversi comitati genitori e attuale Presidente dell’istituto comprensivo N. Mandela di Mogliano. Tra i tanti progetti attivati “RispettiAMOci,” un percorso di educazione alle buone pratiche delle relazioni messo a punto al fine di contenere le forme di prevaricazione, discriminazione e bullismo fra ragazzi e ragazze degli istituti comprensivi di Mogliano.

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