Roma, 4 aprile 1951 nasce Francesco De Gregori, uno dei più noti cantautori italiani. Il suo primo disco risale al 1972 in coppia con Antonello Venditti. L’anno dopo esce Alice non lo sa. Chi scrive deve confessare di far parte della prima generazione degli estimatori del “Principe”, soprannome che gli venne attribuito da Lucio Dalla, ma faccio parte anche della seconda e della terza. Ricordo ancora la volta che ascoltai “Alice”, che veniva trasmessa alla radio nazionale, in quanto partecipante al concorso un “disco per l’Estate”. Come prevedibile la canzone si piazzò all’ultimo posto.

La canzone nella versione a 45 giri aveva questo verso “il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello ma è convinto che sia un portafortuna” che nella versione originale a 33 giri diventava “il mendicante arabo ha un cancro nel cappello ma è convinto che sia un portafortuna”, perché la versione 45 giri era quella trasmessa all’ora di pranzo alla radio: a inizio degli anni Settanta non era opportuno sentire la parola cancro durante il pranzo.

La canzone mi colpì, anche se non era propriamente facile e devo dire che la memorizzai prima di conoscerne il titolo e l’autore.  Alice non la sa fu il primo LP che acquistai, non avevo ancora 16 anni, e da allora si sono aggiunti tutti gli altri inediti, i primi in vinile e gli ultimi in cd.  Spesso, a proposito dei cantautori si discute se si tratti o meno di poesia. La poesia si legge, il testo di una canzone è strettamente legato alla musica che l’accompagna, difficilmente si legge, caso mai si canta. Il che non rende il testo un qualcosa di scarso valore, lo rende solo altro. Si tratta comunque di una forma artistica e come tale può emozionare. Come è riuscito a resistere così a lungo? forse il segreto sta nell’essere rimasto fedele a sé stesso, pur nel suo evolversi e nel suo lasciarsi contaminare (si pensi a sento il fischio del vapore insieme alla Franca Marini, dove si confronta con la canzone popolare e presenta una bellissima versione di Nina ti te ricordi di Gualtiero Bertelli o aver ina una versione in italiano del canto friulano Stelutis alpinis. Per concludere consiglio l’ascolto di quattro canzoni. Per prima Niente da capire che ben rappresenta l’essenzialità del suo stile; passerei poi a La donna cannone probabilmente la più riuscita a livello di testo e di musica; quindi La valigia dell’attore, canzone scritta per Alessandro Haber, che Jannacci  definì essere la canzone che avrebbe voluto scrivere; per ultima Guarda che non sono io dove sembra quasi raccontarsi, pur mantenendo un certo di stacco. Buon compleanno e al prossimo disco e al prossimo tour.

Maurizio Grazio
Nato a Pisa il 13 luglio 1957. Per 20 anni è stato insegnante elementare. Fino ad agosto del 2020 è stato dirigente scolastico del Liceo Berto di Mogliano.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here