Carattere tormentato, insofferente e impassibile di fronte ai richiami della società, uomo del futuro sempre in corsa con la storia, profeta del romanticismo e insieme di un impegno creativo carico di istanze sociali, filosofiche e libertarie.

Musicista moderno, capace e deciso a difendere l’autonomia e la “necessità” dell’essere artista comunque. In lotta dialettica col mondo, sempre intento a rinnovare ogni genere musicale, sempre spinto al di là del repertorio e delle forme che lui stesso aveva rifondato.

Beethoven è colui che sa “andare oltre”. Con metodica scienza. In solitudine, tra un nevrotico trasloco e l’altro. Ogni sua composizione risponde alla necessità di cambiare, ricercare, innovare. Per questo la sua musica è sempre “attuale”. Per questo la sua musica attraversa il tempo e permane nella memoria.

Oltre le sue composizioni ci sono rimaste le sue 1500 lettere, il Diario, i Quaderni di conversazione.

 Il monologo trae spunto da questo variegato “mondo cartaceo” che ci offre un ritratto ricco e sfaccettato di Beethoven. Nei suoi scritti sono presenti le situazioni e gli stati d’animo più vari (tenerezza, ira, amore, entusiasmo, ironia pungente) quali si alternarono nel corso di una vita prodiga di dolori, successi e incertezze.

In scena c’è l’uomo Ludwig van nella sua eccentricità, nella sua stravaganza, nei suoi repentini sbalzi di umore, nelle sue depressioni, ruvidezze, slanci di poesia, nella sua sofferenza fisica, nella sua sordità.

Il monologo vuole offrire il ritratto di un genio che vive nel caos delle sue case, che non riesce a stabilire un rapporto sentimentale duraturo, che distrugge pianoforti cercando di ascoltare i suoni prodotti dalle proprie mani, che si dispera per il suo amato nipote Karl…

Un ritratto intimo, privato, che ci svela la complessa personalità dell’artista: il suo dramma umano, i risvolti creativi, i rapporti con i protagonisti della cultura del suo tempo. Un’indagine sugli aspetti segreti del suo animo, sulla vastità dei suoi interessi spirituali e umani, sul suo amore per la storia, la poesia, la filosofia. Affetti, passioni, idee filosofiche e religiose che non solo testimoniano la sua intensa partecipazione al mondo in cui viveva, ma ci rivelano la misura, la dimensione della sua spiritualità, della sua concezione dell’umano, elevata alla sfera di supremo ideale.

Due aspetti stupiscono e affascinano della sua vita: il contrasto tra il suo carattere duro, astioso e la sua concezione della musica come veicolo di “universale fratellanza e amore”.

Nella scelta tra la felicità e il desiderio di conoscenza, tra le passioni e la pace interiore, Beethoven sembra optare per la seconda opzione, quella che meglio gli avrebbe schiuso la via all’immortalità. Ludwig van, infatti, saggiamente ci ricorda, con le sue parole e con la sua musica, che “I più grandi beni sono la pace interiore e la libertà”.