Anche quest’anno, come da consuetudine, migliaia di studenti stanno affrontando la prova di maturità, l’ultima tappa del loro percorso scolastico superiore. Ma cosa pensano davvero i maturandi dell’esame di quest’anno e, più in generale, del senso che ha oggi la maturità? Per capirlo, abbiamo fatto tre domande ad alcuni studenti di diversi indirizzi, alla ricerca di un punto di vista più ampio e completo.
1. Come valuti le proposte offerte nella prima prova scritta? Ritieni fossero in linea con il programma studiato durante il quinto anno?
Le proposte di produzione di quest’anno erano più interessanti di quelle degli scorsi anni, eccetto per la traccia A, in cui sono stati scelti due scrittori italiani del dopoguerra che nessuno ha avuto modo e tempo di studiare.
— Antonio Z., Liceo Scientifico
La prima prova presentava tracce molto interessanti, però forse inadatte. La traccia A era composta da autori che nessuno affronta in classe; la B1 (che tra l’altro ho scelto) richiedeva una certa conoscenza del settore economico, politico e della comunicazione che nello studente medio deve ancora solitamente maturare a 18-19 anni.
— Alessandro V., Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate
Inserire tracce come quella sul Gattopardo ha poco senso: nessuno ha mai avuto modo di studiarlo alle superiori. Le restanti tracce erano in linea con quelle che siamo stati abituati a vedere negli anni scorsi.
— Giacomo P., Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate
A mio parere, le proposte offerte per la prima prova scritta d’esame non erano completamente in linea con il programma affrontato durante l’anno scolastico, in particolar modo se si parla delle due proposte della tipologia A. Nonostante tutto, tralasciando una mia difficoltà momentanea nella scelta della proposta da elaborare, ammetto che la varietà degli argomenti che si potevano affrontare era ampia e completa, lasciando un’enorme possibilità di spaziare da argomenti più filosofici, come il concetto di rispetto, ad argomenti più attuali, come l’impronta dell’uomo sul pianeta e la politica. In particolar modo, mi è piaciuta la presenza di una traccia riguardante Paolo Borsellino: un tema non molto ricorrente nelle prove della maturità, che però lascia spazio a molteplici riflessioni e va ancora una volta a sensibilizzare sul macrotema della mafia, sia di una volta che di oggi.
— Julian B., Istituto Professionale per Servizi di Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera, settore arte bianca e pasticceria
2. Molti studenti hanno criticato la scelta delle materie esterne per la prova orale. Tu ti ritieni soddisfatto o pensi siano state fatte delle scelte sbagliate?
Disponendo di tre professori esterni e di altrettanti interni, non vedo personalmente molto da rivedere sulla scelta delle materie estratte quest’anno.
— Antonio Z.
Sinceramente mi trovo soddisfatto, non penso che si potesse avere una combinazione più conveniente di quella estratta quest’anno per il mio indirizzo.
— Alessandro V.
Non ho problemi con la scelta che è stata fatta, penso vada bene così.
— Giacomo P.
Riguardo alla scelta delle materie esterne mi ritengo soddisfatto, non ho molto altro da aggiungere se non che ne avrò la conferma solo all’orale.
— Julian B.
3. Pensi che l’esame di maturità abbia ancora un’utilità oggettiva? O pensi che ormai sia un retaggio del passato e che sia meglio rimuoverlo?
L’esame di Stato non ha più un valore nell’ambito lavorativo italiano, e tanto meno in quello europeo. Dopo che gli studenti vengono tassativamente valutati durante l’anno, non c’è necessità di un esame finale.
— Antonio Z.
In un sistema scolastico che presenta una durata del ciclo di istruzione superiore di cinque anni, la maturità è ormai solo un rito di passaggio dal valore trascurabile. Anche la sua forma è sbilanciata: il percorso dei primi due anni di liceo non ha peso nella valutazione finale, e i restanti tre influiscono solo sul 40% del voto, mentre il restante 60% è lasciato alla performance dello studente in due verifiche e un’interrogazione.
— Alessandro V.
Non so se serva, più che altro ha poco valore. Ormai è un “rito di passaggio”, e forse neanche quello, visto che il nome ufficiale non è più “esame di maturità”.
— Giacomo P.
L’esame di maturità da sempre è stato un punto cruciale nella storia di uno studente, rimanendo tale ancora oggi. Tuttavia, ammetto che potrebbe risultare anche trascurabile, in quanto la sua forma è sbilanciata: il percorso dei primi due anni non ha peso nella valutazione finale, mentre gli ultimi tre vengono valutati principalmente attraverso due verifiche e un’interrogazione. Questa prospettiva fa sicuramente mettere in dubbio la sua utilità.
— Julian B.
Dalle risposte che gli studenti ci hanno fornito risulta evidente che alcune scelte fatte dal Ministero non siano state apprezzate dai maturandi, ma il tema centrale su cui dobbiamo riflettere è un altro: i dati ufficiali del Ministero dicono che più del 99% degli studenti supera l’esame di maturità. Sembra ormai che la maturità abbia perso la sua identità e che si sia trasformata in un rito, una tradizione vuota di senso. La domanda, dunque, sorge lecita: l’esame di maturità ha ancora senso di esistere? Forse non sarebbe meglio aggiornare il sistema, impostarlo diversamente con un tocco di modernità?

Alessandro Vinciati. Studente. Nato a Conegliano e divenuto marconese all’ età di tre anni. Fluente in italiano, inglese e rumeno. Da sempre interessato a svariati ambiti: dalla Scienza alla Storia, dalla politica alla tecnologia ed ai motori. Membro del gruppo Giovani di Marcon.

Tommaso Syrtariotis. Studente di giurisprudenza presso UniPd Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico

Mihai Sirbu. Nato e residente a Marcon, studente presso l’istituto Bruno-Franchetti. Vari interessi tra cui la tecnologia, la storia e l’attualità. Membro del gruppo Giovani di Marcon