Ci sono storie che non si trovano nei libri di scuola, ma si tramandano attorno a un tavolo, con la voce un po’ rotta dal tempo e gli occhi che si illuminano al ricordo. Questa è una di quelle.
Sul finire degli anni Cinquanta …
“Venite qui vicino al nonno”, disse Giovanni con un sorriso nostalgico, mentre noi, suoi nipotini, ci stringevamo attorno al vecchio tavolo di legno. “Vi racconto una storia di quando Mogliano iniziava a splendere di nuova luce.
Era il 1920 … o giù di lì. Erano anni difficili, nipotini miei. La guerra ci aveva lasciato stanchi, poveri, molti di noi non erano più tornati, altri non avevano lavoro, … tutti avevamo fame. La nostra città aveva bisogno di speranza, e quella speranza arrivò con un grande progetto: costruire una nuova piazza. La crisi economica aveva colpito duramente la comunità e quel progetto rappresentava una scintilla di speranza. Era come una promessa: una nuova vita, un luogo dove le famiglie potevano riunirsi e i bambini crescere con fiducia.
Iniziai a lavorare lì, con tanti altri uomini. Ogni mattina mi svegliavo presto, baciavo vostra nonna Rosa e dicevo a vostro padre, zio Pietro e zia Lucia, che allora erano piccoli, “Questa piazza sarà il nostro futuro”. Ogni pietra che posavo sembrava una piccola vittoria contro la fatica e la povertà.
Ragazzi, non potete immaginare quanto fosse duro quel lavoro. Scavavo, trasportavo pietre e ghiaia sotto il sole cocente. Le mie mani erano così ruvide che sembravano fatte di cuoio! Ma sapete una cosa? Non ero solo! Ogni giorno, gli uomini si presentavano al cantiere con la stessa determinazione. Cantavamo per darci forza e ci raccontavamo storie per dimenticare la fatica. Nelle ore più calde le nostre donne portavano da bere e a mezzogiorno un pasto frugale.
La grande piazza, che fino a pochi anni prima era solo un ampio spiazzo polveroso, stava prendendo forma grazie all’impegno di donne e uomini moglianesi.
Un giorno il sindaco visitò il cantiere. Ci guardò con occhi pieni di orgoglio e disse: ‘Questa piazza sarà il simbolo della rinascita di Mogliano. Ogni pietra posata è una promessa per il futuro’. Le promesse si rivelarono fugaci, ma riscaldarono i nostri cuori e ci spinsero a lavorare con più determinazione che mai, animati dalla speranza che, un giorno, quella piazza sarebbe diventata il cuore vivo della nostra comunità.
Quando la piazza fu finalmente completata, nel 1926, Mogliano si preparò a festeggiare. Non era una semplice inaugurazione, ma un evento straordinario. C’era il duca d’Aosta, in tutta la sua eleganza e carisma, e il vescovo di Treviso, monsignor Longhin, che con le sue parole benedisse non solo la piazza, ma anche tutti noi che l’avevamo costruita. C’erano autorità da ogni parte, uomini importanti venuti a vedere il frutto del nostro lavoro. Eravamo lì, vestiti al meglio, ma con le mani ancora segnate dalla fatica, e vi posso garantire che mai, mai, mi ero sentito più orgoglioso.
La piazza divenne subito il cuore pulsante di Mogliano. Quel giorno, vostra nonna Rosa mi prese per mano e insieme a vostro padre, Pietro e Lucia ci sedemmo al centro della piazza. ‘Ora possiamo dire di avere un futuro’, disse con malcelato orgoglio. Eh, ragazzi miei, quella sensazione, quella gioia, non l’ho mai dimenticata.
Oggi, tutto è cambiato, ma ogni volta che passo per quella piazza e vedo la gente che si riunisce, i bambini che giocano e il mercato che prende vita, penso a quei giorni di lavoro e sacrificio. Penso a quanto sia importante ricordare che insieme, con impegno e speranza, si può costruire qualcosa che duri per sempre.
Giovanni fece una pausa, guardando i suoi nipotini, i cui occhi brillavano di emozione. Poi concluse: “Ricordate, ragazzi: anche nei tempi difficili, si può fare la differenza. La piazza di Mogliano ne è la prova, e voi siete parte di questa storia”.
Treviso 16 06 2025 – Grazie di questo ricordo storico…