I moglianesi (e non solo loro) sono in trepida attesa di sapere come sarà la nuova piazza dei Caduti. A tutt’oggi l’incertezza la fa da padrona: sarà perché nessuno ha ancora capito bene quali saranno i flussi viari delle automobili, sarà per la lunghezza dei lavori, fatto sta che un crescente malumore comincia ad essere percepito nel salotto buono della città, da mesi costellato di barriere e camminamenti pedonali che cambiano ogni due giorni. Sono disagi necessari si dirà ma vallo a spiegare ai commercianti! Comunque sia vorremmo qui mettere l’accento su un serio problema che con la riconsegna della piazza ai cittadini diventerà ancora più urgente: il difficile rapporto tra pedoni e ciclisti.

Premesso che noi amiamo la bicicletta, mezzo di trasporto ecologico per eccellenza nonché ottima palestra per l’esercizio fisico, non possiamo non notare come gran parte dei ciclisti abbia da tempo perduto il senso del limite. In altre parole noi pedoni siamo continuamente insidiati sui marciapiedi o nei sottopassaggi da pedalatori disinvolti che ritengono di poter transitare ovunque e comunque in nome di una malintesa libertà di movimento (la loro).

Chi scrive appartiene ad una generazione alla quale è stato insegnato che i cicli vanno rigorosamente portati a mano fuori dalla strada e a nessuno di noi verrebbe mai in mente di zigzagare tranquillamente in mezzo ad una piazza piena di gente oppure in una galleria affollata. Eppure questo oggi succede continuamente e da mesi ne stiamo avendo una prova negli esigui spazi di passaggio delimitati dalle barriere che circondano i lavori della piazza. Nessuno scende più dalla bicicletta, a costo di fare improbabili sourplaces per evitare anziani col bastone, mamme con le carrozzine, invalidi con le stampelle. Qualche giorno fa alle rimostranze di chi scrive, un giovanotto che sfrecciava tranquillamente nel sottoportico incurante dei pedoni ha risposto elegantemente: “Dove c…. vuoi che corra se la piazza è chiusa?” senza tenere in minima considerazione il semplice gesto di scendere e portare la bici a mano. E dobbiamo ammettere con amarezza che non sono solo le giovani generazioni a mancare nell’educazione (stradale e generale) perché ormai l’anarchia regna sovrana e persone di tutte le età sfrecciano ad ogni ora sfiorando arditamente i poveri pedoni ai quali non viene nemmeno riservato un colpo di campanello come si usava ai vecchi tempi. Così è sempre più comune vedere intere famigliole che si producono in simpatici trenini in galleria, con davanti i bimbi perfettamente attrezzati, la mamma in mezzo con il figlio più piccolo e il pater familias a chiudere la fila, secondo uno schema di comportamento destinato a ripetersi per generazioni.

Se le premesse sono queste ci chiediamo come verrà affrontato il problema quando la piazza diventerà isola pedonale e quindi sarà teoricamente vietata a qualsiasi tipo di ruote che non siano le carrozzine dei neonati. Basterà qualche cartello con la scritta “cicli a mano”? Riusciremo finalmente a vedere almeno un vigile circolare nella piazza, magari senza pistola o taser ma con un semplice fischietto per bloccare il fanatico di turno? Chi sopravviverà vedrà. Non vorremmo però che tra qualche tempo la denominazione Piazza dei Caduti assumesse un significato ironicamente diverso da quello originale.

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis ha svolto per molti anni l’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado. Attualmente scrive di storia, storia dell’arte e storia dell’automobile. Dalla metà degli anni Ottanta è presente sulle maggiori testate nazionali di automobilismo storico con articoli e servizi fotografici Nel 2019 ha curato la redazione dei testi per la mostra Lo stile dell’auto italiana al Museo M9 di Mestre. Fa parte dell’Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile. Da tempo svolge conferenze a tema per l’Università della Terza Età di Mogliano Veneto e per l’Alliance Française di Treviso. Collabora regolarmente con il DiarioOnline e con l’Eco di Mogliano. Nel 2024 ha pubblicato con Otello Bison e Michele Zanetti il libro Zero, Un piccolo grande fiume. Nel 2025 uscirà il libro Macchine nel tempo. Piccole Storie di grandi automobili che raccoglie gli articoli apparsi settimanalmente nel DiarioOnline.

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