LE RONDINI E I RONDONI

Rondone comune

C’è stato un tempo, ormai parecchi decenni fa, in cui “rondini” faceva rima con “campagna e vita contadina”; così come “rondoni” faceva rima con “musiche urbane pomeridiane”.

Rime strane, antiche e dimenticate; dimenticate in quanto estinte, diluite nel tempo della storia recente, nei ricordi d’infanzia dei vecchi, nei racconti e delle poesie ottocentesche.

Eppure, quelle presenze, visuali e acustiche, contribuivano a dipingere una realtà armoniosa, rilassante e perché no, di pace, di benessere interiore e di poesia.

Ecco, proprio questo, proprio questo “di pace e di poesia”, ci consente di percepire la distanza incolmabile che separa la realtà attuale da quella; perché oggi se non v’è spazio per qualcosa nelle esistenze del nostro quotidiano, è proprio per la pace e la poesia. Non me ne vogliano i miei pochi e accaniti (?) lettori se il mio pensiero va, in questo stesso istante, alle decine di migliaia di bambini di Gaza che non diventeranno mai insegnanti, pittori, scrittori, naturalisti, fornai, pastori, imbianchini e quant’altro avrebbero sognato e potuto fare nella vita. Soltanto un piccolo, commosso pensiero da nonno per loro, perché se insisto troppo a denunciarne lo sterminio mi si accusa di essere “antisemita”.

Ma torniamo alle rondini e ai rondoni, dicendo innanzitutto che di rondini il nostro territorio ne ospita quattro diverse specie, mentre di rondoni soltanto tre.

Come?! Direte voi, ma le rondini sono una e i rondoni pure; come sarebbe a dire quattro e tre specie?

Sarebbe, cari i miei ornitologi della domenica, perché le rondini urbane sono: la Rondine comune (Hirundo rustica), il Balestruccio (Delichon urbica) e la Rondine montana (Ptynoprogne ruspestris), mentre quella extraurbana è il Topino (Riparia riparia). Accade infatti che, mentre le prime tre specie nidificano sotto i portici urbani delle città storiche e sotto i cornicioni, il Topino nidifica invece lungo i fiumi, sulle scarpate franose di sponda, su cui ricava, scavando, profondi cunicoli in cui depone le uova e alleva la prole.

I dati interessanti, in questo caso, riguardano la Rondine comune, che dalla campagna (invasa da pesticidi) s’è trasferita in città, proprio come i contadini e la Rondine montana, che dagli strapiombi delle Dolomiti s’è trasferita anch’essa ai portici urbani e ai campanili. Chiaramente la popolazione complessiva della Rondine comune (quella della poesia di Giovanni Pascoli, mi si consenta una dotta citazione letteraria) è nel frattempo crollata e in luogo di centinaia di migliaia di individui, ora se ne contano appena qualche migliaio.

Poi ci sono i rondoni e qui, se possibile, la situazione è ancora più interessante.

Accade infatti che al Rondone comune (Apus apus), che, come tutti sanno, nidifica sotto le tegole degli edifici storici e negli anfratti dei vecchi muri, s’è affiancato negli ultimi anni il Rondone pallido (Apus pallidus), che dai cieli mediterranei, mediorientali e africani è risalito fino a Venezia, creandovi una colonia riproduttiva. Il mitico Humphrey Bogart avrebbe detto ancora una volta a proposito: “è il riscaldamento globale, Bellezza”.

La terza specie di rondone, infine, è il Rondone maggiore (Apus melba), una stupefacente, perfetta ed efficientissima “macchina biologica da volo”. Questa specie, tuttavia, non nidifica nella Pianura Veneta, ma vi transita soltanto, in volo alto, durante le migrazioni.

Ecco, dunque, il quadro esaustivo relativo al panorama faunistico che riguarda rondini e rondoni, cari Lettori. D’ora in poi, ne siamo certi, ogni qualvolta vi capiterà di osservare una rondine in volo, vi chiederete: a che specie appartiene? Nessun problema, comunque, se non riuscirete a risolvere il quesito, perché l’importante è che ci sia. La sua presenza, infatti è tutta salute per l’ambiente, che guarda caso quella rondine condivide proprio con noi umani, anche se gli scimmioni non le stanno particolarmente simpatici.

Se poi osservate un rondone, chiedetevi solo da quanto tempo è in volo. Ore, giorni, settimane, mesi? Sì perché i giovani che lasciano il nido rimangono in volo circa sei mesi, ininterrottamente, affrontando una migrazione di migliaia di chilometri.


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Michele Zanetti
Michele Zanetti vive vicino alle sponde del Piave e di acque, terre, esseri viventi si è sempre occupato. Prima come "agente di polizia provinciale" e adesso come naturalista a tutto tondo. È stato il cofondatore di un attivo centro didattico "il Pendolino" , ed è l'autore di una cospicua serie di libri su temi ambientali di cui è anche capace illustratore. ha intrapreso anche la via narrativa in alcune pubblicazioni recenti.

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