Nella sua millenaria storia Venezia ha visto invasioni, guerre, incendi devastanti, micidiali pestilenze, ha prodotto artisti immensi e ospitato grandi personaggi. Ed ha eletto anche un papa.
Vi sono avvenimenti storici che, forse per abitudine, accomuniamo a luoghi precisi. Uno di questi è certamente il conclave che rigor di logica fa ritenere non possa aver luogo che a Roma, sede del papato. In realtà fino al 1305 la norma prevedeva che l’elezione si dovesse tenere nella stessa città dove il papa era morto e non sempre nella storia i pontefici si sono spenti nella Città Eterna. Ma in linea di massima, perfino durante il lungo periodo della “cattività avignonese” del XIV secolo, tutte le elezioni papali si tennero a Roma, magari in palazzi e conventi diversi, e solo dal 1878, quando la futura capitale era ormai entrata a far parte del nuovo Regno d’Italia, i conclave trovarono la loro sede definitiva nella Cappella Sistina.
Eppure per due volte questo fondamentale rito della cristianità fu ospitato in una città diversa da Roma. La prima fu nel 1417 quando, durante il concilio ecumenico di Costanza, Oddo Colonna diventò Martino V ponendo fine ad una situazione di totale anarchia che ad un certo punto aveva visto la presenza contemporanea di almeno tre papi!
La seconda avvenne tra il dicembre 1799 e il marzo 1800 quando l’elezione di Pio VII si svolse nientemeno che a Venezia. Ma perché un conclave in una città così apparentemente lontana dai giochi di potere delle fazioni cardinalizie romane?
Per capirlo dobbiamo ricordare la triste situazione dell’Italia e del papato alle soglie del XIX secolo.
Nel marzo del 1798 l’arrivo dei francesi aveva costretto molti cardinali a cercare rifugio in altre parti d’Italia mentre papa Pio VI venne trascinato prigioniero in Francia dove, infine, si spense il 29 agosto e sepolto sotto una lapide che riportava “cittadino Giannangelo Braschi – in arte papa”.
Solo un anno dopo, il 27 settembre 1799, caduta l’effimera Repubblica Romana filofrancese, la città veniva retta da una giunta provvisoria sostenuta dall’esercito borbonico che aveva cacciato le truppe napoleoniche: una situazione precaria che però rendeva impensabile l’organizzazione di un conclave in Vaticano.
IL CONCLAVE VENEZIANO
Ma un papa bisognava comunque eleggerlo e a questo punto intervenne il cattolicissimo imperatore Francesco II° d’Asburgo-Lorena, protettore del Sacro Romano Impero, che per riunire il Collegio Cardinalizio suggerì un luogo prestigioso sotto la sua protezione e isolato dal mondo: l’abbazia benedettina di San Giorgio Maggiore a Venezia che per quasi novecento anni era stata l’unica chiesa di Venezia dipendente non dal doge ma dal papa di San Pietro.
Con questa idea brillante l’imperatore austriaco così coglieva due piccioni con una fava: valorizzava la prestigiosa città lagunare che aveva appena acquisito col trattato di Campoformio e, soprattutto, metteva lo zampino nell’elezione del nuovo pontefice. Da questo momento Venezia cominciò a riempirsi di cardinali, prelati e legati pontifici tanto che le cerimonie religiose cittadine assunsero un’imponenza mai vista: il grande storico veneziano Alvise Zorzi ricorda, ad esempio, che ai riti della festa patronale di San Michele in Isola parteciparono tre cardinali, tre vescovi e tre patriarchi mitrati oltre al patriarca di Venezia!
Le spese per l’adeguamento del monastero di San Giorgio in vista del conclave sarebbero state tutte a carico dell’Austria e a dirigere i lavori venne incaricato il brigadiere sovrintendente del Genio Moser de Lilseck che calcolò una spesa complessiva di 11.000 fiorini per quindici giorni di lavoro, notti comprese. Il 23 novembre però avvertiva le autorità austriache che le spese sostenute ammontavano a 13.618 fiorini, lire 2 e soldi 5, ben oltre il suo preventivo iniziale, ma ricordava anche che tutto il materiale recuperato dopo il conclave per riportare il monastero allo stato precedente si sarebbe potuto rivendere “per rifondere la Cassa Regia”. I lavori terminarono il 27 e il 29 novembre venne collocato il mobilio necessario mentre per le spese giornaliere del conclave la corte di Vienna stanziò un ulteriore somma di 24.000 scudi visto che la Santa Sede non disponeva più di alcuna rendita.
Il primo dicembre 1799, prima domenica d’Avvento, dopo la solenne messa dello Spirito Santo nella basilica palladiana, i trentacinque cardinali elettori entrarono in clausura e per tre mesi e mezzo si susseguirono le dispute fra le fazioni filoaustriaca, filofrancese e filoborbonica. Come tradizione di ogni conclave uno alla volta tutti i papabili vennero eliminati dai veti incrociati finché, ad un certo punto, per superare l’empasse, si arrivò ad un accordo e il soglio pontificio fu proposto al cesenate Gregorio Barnaba Chiaramonti, 58 anni, vescovo benedettino di Imola, che cadde letteralmente dalle nuvole ma non ci mise poi molto ad accettare l’oneroso incarico.
Così il 14 marzo 1800 risultò eletto con 34 voti su 35 (lui votò un altro) ed assunse il nome di Pio VII, in evidente continuazione con lo sfortunato predecessore vittima dei francesi. Nessuna fumata bianca, dunque, ma benedizione urbi et orbi dalla porta del monastero di San Giorgio verso la città, visto che Vienna gli vietò di farlo dalla basilica di San Marco perché il nuovo papa dimostrò subito la sua tempra non cedendo alle richieste dell’imperatore che pretendeva le legazioni pontificie di Bologna, Imola, Ferrara e Ravenna. Il Santo Padre restò a Venezia ben ottantacinque giorni, impegnato in un faticoso tour nelle chiese della città e in un pellegrinaggio a Santa Giustina di Padova, ricevendo ovunque doni e onori.
Il 6 giugno 1800 si imbarcò sulla fregata veneziana Bellona, il 7 e 8 visitò Malamocco e Pellestrina e l’11 salpò per raggiungere la costa marchigiana ma il comandante dovette fare rotta verso l’Istria a causa del mare in burrasca. Il pontefice sbarcò il 17 giugno a Pesaro da dove, via terra dopo soste ad Ancona e Loreto, raggiunse finalmente Roma il 3 luglio. Pio VII regnerà 23 anni e 158 giorni, sopravvivendo anche a Napoleone che lo farà arrestare per piegarlo ai suoi voleri. Ma questa è già un’altra storia.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Sergio Baldan Il conclave di Venezia Regione Veneto-Marsilio (2000)
Pieralvise Zorzi A Venezia lucean le stelle Neri Pozza (2023)