Il giorno di Pasquetta, don Davide Giabardo, conosciuto da molti come “Don Davide del Gris”, ci ha lasciato, ma il segno che ha impresso nelle vite di tanti resta indelebile. Con il suo spirito di accoglienza e la sua dedizione, ha rappresentato un punto di riferimento per chiunque cercasse sostegno, ascolto e conforto.

Dal 1971 al 1982, don Davide aveva operato ad Ambam, assieme ad altri sacerdoti della nostra Diocesi ed a padri del PIME. Il lavoro pastorale riguardava l’evangelizzazione e la promozione umana, sempre necessaria dove i servizi sociali sono praticamente inesistenti. L’impegno si concretizzava nell’educazione sanitaria, nella scuola e nel sostegno ai più bisognosi. In particolare, don Davide seguì i poliomielitici. Queste persone venivano seguite nella rieducazione degli arti, nonché assicurando la possibilità di studiare, in modo da offrire pari dignità ed opportunità, nonostante la menomazione fisica.

Terminato questo servizio missionario, don Davide è rientrato in Italia, dove gli è stato affidato l’incarico di Parroco a Ca’ Rainati, frazione di San Zenone.

Si arriva così alla fine degli anni Ottanta quando viene proposto a don Davide di vivere stabilmente all’Istituto Gris di Mogliano Veneto.

Per gli ospiti del Gris, spesso privi di legami familiari, don Davide era molto più di un sacerdote: era una figura paterna, materna, un fratello maggiore. La sua presenza instillava sicurezza e speranza, facendo sentire ogni persona meno sola. Il Gris divenne per lui una missione, un luogo dove seminare solidarietà e creare una rete di umanità straordinaria.

Anche i chierici e i seminaristi di Treviso trovavano nel Gris un’occasione formativa unica, imparando dal suo esempio l’arte dell’ascolto e del servizio ai più deboli. Numerosi gruppi giovanili, dagli scout alle associazioni, hanno contribuito a costruire insieme a lui esperienze di volontariato indimenticabili, riscoprendo il valore dell’impegno comunitario.

La casa di don Davide era sempre aperta a chi cercava aiuto: familiari degli ospiti, operatori sociosanitari, persone in difficoltà che trovavano in lui un porto sicuro. Grazie alla sua instancabile dedizione, ha costruito una rete di sostegno che ha avuto un impatto profondo sulla società, lasciando un’eredità culturale e civile di grande valore.

Oggi, il ricordo di don Davide continua a vivere nelle storie di chi ha avuto la fortuna di incontrarlo. Il suo esempio di generosità e impegno sociale non va dimenticato, ma custodito come guida per il futuro.

2 COMMENTS

  1. Caro Ennio
    Pochi*, a mio modesto parere, avrebbero saputo/potuto, di don Davide, scrivere quel che tu hai scritto ed io ho appena finito di leggere.
    Del mio incontro con lui, di qualche anno fa nella cappella del Gris-che avevo chiesto poter visitare fù esperienza che, di lui, mi lasciò un “segno”
    Il calore della sua mano (dx) che, nel prendere la mia “sx” mi raccontò la “storia della tomba” posta sul retro dell’altare e dei due sposi che lí vennero sepolti. Una storia d’amore che il Don raccontò con poche intense parole ( mi sembro di ascoltare un “favola d’altri tempi” che mi incantò e che volli approfondire
    Cosa che feci e diede buoni frutti”.
    Ma questa è un altra storia di cui di cui, prima o poi, racconterò.
    Grazie x il tuo contributo
    Alessandro

  2. Ciao Ennio ho avuto il piacere e l’onore di conoscere Don Davide All’epoca della cresima quindi della mia adolescenza e mi ha fatto scoprire un mondo nuovo più bello ricco di solidarietà e ei confronti dei più deboli. Grazie alla cresima ci ha dato modo6di fare l’esperienza, ma secondo me più bella per quanto mi riguarda, è il volontariato al Gris, che più precisamente alle casette blu, I che ricordo essere stata bellissima e dura non sotto il profilo fisico ma psicologico, ma mi ha lasciato un ricordo indelebile ancora oggi.
    Grazie Don Davide per tutto quello che hai fatto e che sei stato. E soprattutto ringrazio Dio per questo meraviglioso dono che ci ha mandato. Arianna

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