Spesso tendiamo a dimenticare la nostra fortuna di essere nati in una repubblica come quella italiana, dove i nostri diritti sono (per la maggior parte) rispettati, dove la nostra libertà non è quotidianamente a rischio, dove abbiamo la possibilità di realizzarci come privati cittadini.

Ma tutto ciò non ci è stato regalato da nessuno: sono il risultato di una lotta sanguinosa tra i regimi nazifascisti e chi aveva il coraggio di opporsi alle loro ingiustizie.

Tra questi eroi c’era una giovane ragazza, Tina Anselmi, che questa mattina è stata ricordata con un tributo pubblico assai partecipato, organizzato dal gruppo Democratici Progressisti, nel quale sono intervenute figure a lei vicine.

L’incontro, magistralmente moderato dalla consigliera Lacchin, è iniziato con i saluti del consigliere Casoni, il quale si è detto commosso nel parlare di tina Anselmi, “una figura cardine dell’antifascismo italiano – dice il consigliere -, sempre altruista e mai autoreferenziale”, e della presidente della Confederazione Donne Democratiche Alessandra Taverna.

Successivamente la consigliera Lacchin ha letto una piccola memoria sul forte legame che Tina Anselmi ha avuto con la città di Marcon, ricordando con rammarico la scelta di questa amministrazione di esprimersi contraria all’intitolazione della nuova scuola a Tina Anselmi, descrivendola pubblicamente come un personaggio “di parte e divisivo”, parole offensive che hanno suscitato la protesta di insegnanti e genitori, grazie ai quali è stato possibile darne l’intitolazione.

Nel corso del dibattito si sono alternate diverse testimonianze di donne che hanno vissuto la politica italiana al fianco di Tina Anselmi.

Anna Maria Miraglia, ex assessora al comune di Venezia e grande amica di Tina Anselmi, ha regalato un dolcissimo ricordo di Tina, sia nella sfera pubblica sia in quella privata, raccontando aneddoti della loro gioventù. Miraglia ricorda i primati di Tina, prima ministra donna della storia repubblicana, deputata alla Camera e Presidente della commissione di inchiesta contro la loggia P2, un incarico prestigioso ma allo stesso tempo drammatico, che insieme alla morte di Aldo Moro la segneranno a vita.

Segue Maria Cristina Paoletti, presidente provinciale dell’Anpi, la quale ripercorre la gioventù di Tina fino al suo ingresso nelle truppe partigiane. “La scelta di partecipare attivamente alla resistenza – racconta Maria Cristina – si basava su un principio cardine: fare la guerra alla guerra per la pace, anche a costo di andare contro alcuni principi cristiani e morali.”

Il suo spirito antifascista era frutto di una coscienza critica verso le ingiustizie del regime fascista, coscienza che toccò l’apice quando fu costretta, insieme a molti altri cittadini, ad assistere all’impiccagione di 43 partigiani a Bassano del grappa. Lì decise che non poteva più ignorare gli orrori del fascismo.

L’incontro si conclude con l’intervento di Margherita Miotto, ex deputata della Repubblica, che risponde alla critica mossa dall’amministrazione comunale, ricordando che sì, Tina aveva preso una parte perché era necessario farlo, ha preso una posizione netta e chiara: contro il fascismo e contro il regime. Una posizione coraggiosa che la storia ha dimostrato essere dalla parte giusta, dalla parte delle donne, dalla parte dei lavoratori, dalla parte della libertà.

Tommaso Syrtariotis
Studente di giurisprudenza presso UniPd Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico

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