L’unica cosa che si può fare nei momenti più tristi e bui della storia è rimanere umani. Ed è proprio quello che fecero le giovani donne di Pescantina alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La stazione di Balconi e l’arrivo dei reduci

Nella primavera del ’45 arrivarono a Pescantina i primi reduci provenienti dai campi di concentramento e di lavoro nazisti. Molte cittadine furono danneggiate dai bombardamenti, che si concentravano soprattutto sui ponti, sulle stazioni e sui tratti ferroviari, in particolar modo sulla Verona-Brennero. Una delle pochissime stazioni a non subire danni fu Balconi di Pescantina, fermata forzata dei treni provenienti dal Brennero con il loro carico umano. Le giovani donne di Pescantina, soprannominate “Angeli”, accorsero volontariamente a prestare soccorso e aiuto ai reduci che arrivavano quotidianamente, affiancate anche dai volontari della Croce Rossa Italiana e da altre associazioni.

Gli Angeli di Pescantina

Un esodo di centinaia di migliaia di persone: militari, ebrei e oppositori al fascismo che, dopo aver vissuto l’inferno, cercavano di tornare a casa. Ad accoglierli, queste ragazze che salivano sui vagoni per aiutarli a scendere, sorreggendoli e guidandoli. Erano quasi tutti malati: ragazzi, uomini e donne magrissimi, ai quali non si riusciva nemmeno a dare un’età, tanto la prigionia li aveva segnati. “Avevano occhi pieni di paura e, a prima vista, parevano tutti uguali; persino i fratelli stentavano a riconoscersi” – hanno raccontato alcune di loro. In alcuni edifici a uso industriale, adiacenti alla stazione di Balconi, furono allestiti i primi centri di accoglienza e assistenza, che si dimostrarono ben presto insufficienti. In diverse zone prative tra la stazione e il centro abitato, quindi, vennero installate baracche e tende dove fornire i primi aiuti, assistenza e luoghi di ricovero, prima che i reduci proseguissero il viaggio verso casa. In quei carri bestiame passarono da Pescantina Primo Levi, Liliana Segre e tante vite sconosciute, accomunate dalla sofferenza e rianimate da semplici gesti di solidarietà. In questi centri venivano visitati e pesati: alcuni pesavano solo 37 kg, e per tutti loro un piatto di minestra valeva quanto un lingotto d’oro. Pescantina divenne, nel ’45, un punto di riferimento italiano per i familiari di quanti erano stati deportati, internati o fatti prigionieri. Anche numerose organizzazioni parrocchiali e operaie si recavano a Pescantina, sia per portare aiuti e sostegno, sia per cercare i propri cari o concittadini da ricondurre a casa. Furono gli stessi reduci del Centro Accoglienza Reduci (CAR) a chiamare le giovani volontarie “gli Angeli di Pescantina”.

Pescantina ricorda il passato…

Il CAR di Pescantina concluse la sua attività nei primi mesi del 1947, e oggi, lì dove allora sorgeva la stazione di Balconi, si trova un monumento commemorativo.

Monumento commemorativo Internati Militari Italiani

In questo luogo, ogni terza domenica di settembre, il paese di Pescantina ricorda il suo passato. Un’opera corale di accoglienza, successivamente organizzata, ma iniziata con piccole azioni spontanee dettate dalla generosità e dalla solidarietà degli abitanti. Nel marzo del 2007, il Presidente della Repubblica ha conferito alla cittadina di Pescantina la Medaglia d’oro al merito civile per i sentimenti di solidarietà e fratellanza umana dimostrati. Da questa vicenda è nata l’opera Mani di Libertà di David Conati e Delio Righetti, presentata per la prima volta nel 2006 dalla compagnia teatrale Gruppo Popolare Contrade Teatro, con la regia di Delio Righetti. Lo spettacolo è stato successivamente riproposto per l’ultima volta nel 2017 con nuovi attori e accompagnato dalle musiche originali di Giannantonio Mutto. Tutt’ora, il nome di Pescantina, pronunciato in luoghi lontani, suscita ancora il ricordo della solidarietà e dell’umanità delle persone, dopo tanto soffrire.

Samuela Piccoli
Nata nel 1973, veronese. Ha lavorato come hostess di terra al Check-in guida turistica al ceck-in dell’aeroporto Catullo di Verona. Ha svolto attività di volontariato in alcune scuole veronesi insegnando italiano a bambini stranieri e presso l’Univalpo (Libera università popolare della Valpolicella) come docente di lingua inglese base. Attualmente lavora presso la Banca Generali e collabora, come pubblicista con il “Basso Veronese”, giornale on line con sede a Legnago. Ha conseguito la laurea Triennale in lingue e culture per l’editoria e la laurea Magistrale in Editoria e Giornalismo

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