Proprio del rapimento e dell’uccisione di Matteotti parlerà Mauro Canali, l’ospite del quarto incontro della rassegna organizzata dall’Associazione OMEGA aps per ricordare l’80° Anniversario della Liberazione (appuntamento a Mogliano Veneto martedì 8 aprile, alle ore 20.45, presso l’Aula magna del Liceo Berto) e autore del volume più completo e aggiornato su questa vicenda (“Il delitto Matteotti”, Il Mulino 2024).

Lo storico, già docente di Storia contemporanea all’Università di Camerino, è il maggiore studioso in Italia della polizia politica del fascismo, tema al quale ha dedicato molte ricerche e volumi, a cominciare da Le spie del regime, uscito nel 2004 sempre per Il Mulino.
Il libro di Canali, basato su una solida documentazione archivistica, prende in esame le circostanze che portarono al delitto Matteotti, partendo da fatti oggettivi che contribuiscono a rendere meno nebuloso il quadro in cui maturò la decisione di togliere di mezzo questo personaggio ritenuto improvvisamente troppo scomodo.
Per molto tempo si è creduto che Matteotti fosse stato ucciso per ordine diretto di Mussolini dopo il famoso discorso del 30 maggio 1924.
Un discorso forte e coraggioso, ma che non aveva aggiunto nulla a quanto già non fosse stato detto da altri deputati e in precedenza dallo stesso Matteotti. Una versione scontata, ma fin troppo semplicistica e che, a ben vedere, non è sufficiente a spiegare la fretta con la quale fu organizzato e messo in pratica il delitto.
Del resto, che interesse politico aveva Mussolini a far uccidere Matteotti proprio in quel momento, quando il futuro duce aveva una maggioranza schiacciante alla Camera e un’opposizione divisa?
Canali avanza la tesi – suffragata dalle fonti – che il movente principale fosse un altro: quello affaristico legato alla convenzione stipulata dal governo italiano con la compagnia petrolifera statunitense Sinclair Oil proprio nella primavera del 1924. Una tesi molto convincente e che ci aiuta a comprendere la miseria umana di tutti gli uomini implicati nell’omicidio.
Al di là degli autori materiali, dei criminali comuni capeggiati da Amerigo Dumini e che facevano parte della Ceka, le responsabilità toccano figure politicamente molto vicine a Mussolini: Cesare Rossi, ex sindacalista rivoluzionario e capo dell’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio; Aldo Finzi, sottosegretario del Ministero dell’Interno; Emilio De Bono, quadrunviro della marcia su Roma e capo della polizia; Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del PNF.
Tutti personaggi a vario titolo interessati dal movente economico e le cui biografie accompagnano quelle di Mussolini per molto tempo. Alcune anche tragicamente, come quella di Finzi, ebreo e antifascista, che finirà fucilato nel marzo del 1944 alle Fosse Ardeatine.
Treviso 09 04 2025 – Grazie di questo contributo…
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