Il libro di Canali, basato su una solida documentazione archivistica, prende in esame le circostanze che portarono al delitto Matteotti, partendo da fatti oggettivi che contribuiscono a rendere meno nebuloso il quadro in cui maturò la decisione di togliere di mezzo questo personaggio ritenuto improvvisamente troppo scomodo.

Per molto tempo si è creduto che Matteotti fosse stato ucciso per ordine diretto di Mussolini dopo il famoso discorso del 30 maggio 1924.

Un discorso forte e coraggioso, ma che non aveva aggiunto nulla a quanto già non fosse stato detto da altri deputati e in precedenza dallo stesso Matteotti. Una versione scontata, ma fin troppo semplicistica e che, a ben vedere, non è sufficiente a spiegare la fretta con la quale fu organizzato e messo in pratica il delitto.

Del resto, che interesse politico aveva Mussolini a far uccidere Matteotti proprio in quel momento, quando il futuro duce aveva una maggioranza schiacciante alla Camera e un’opposizione divisa?

Canali avanza la tesi – suffragata dalle fonti – che il movente principale fosse un altro: quello affaristico legato alla convenzione stipulata dal governo italiano con la compagnia petrolifera statunitense Sinclair Oil proprio nella primavera del 1924. Una tesi molto convincente e che ci aiuta a comprendere la miseria umana di tutti gli uomini implicati nell’omicidio.

Al di là degli autori materiali, dei criminali comuni capeggiati da Amerigo Dumini e che facevano parte della Ceka, le responsabilità toccano figure politicamente molto vicine a Mussolini: Cesare Rossi, ex sindacalista rivoluzionario e capo dell’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio; Aldo Finzi, sottosegretario del Ministero dell’Interno; Emilio De Bono, quadrunviro della marcia su Roma e capo della polizia; Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del PNF.

Tutti personaggi a vario titolo interessati dal movente economico e le cui biografie accompagnano quelle di Mussolini per molto tempo. Alcune anche tragicamente, come quella di Finzi, ebreo e antifascista, che finirà fucilato nel marzo del 1944 alle Fosse Ardeatine.

Locandina
Daniele Ceschin
Nato a Pieve di Soligo il 20.12.1971. Storico con un dottorato di Storia sociale europea dal medioevo all’età contemporanea. Docente a contratto di Storia contemporanea dal 2007 al 2011 all’università di Ca’ Foscari di Venezia. Autore di pubblicazioni a carattere storico. E’ stato Vicesindaco a Mogliano Veneto dal 2017 al 2019.

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