Nel 1968, per affiancare la Mustang e dar filo da torcere alle muscle cars rivali come la Chevrolet Camaro o la Dodge Charger, la Ford presentò una vettura che, pur non avendo il fascino delle rivali, riuscì comunque a guadagnarsi una fetta di mercato grazie anche alle ben quattordici opzioni disponibili.
Venne chiamata Torino in onore della città italiana che allora era considerata la Detroit europea. Nel 1972 ne uscì versione aggiornata e rivista, chiamata Gran Torino che montava un 6 cilindri da 4.100 cc. 155 Cv ma veniva costruita con una tecnologia figlia dei tempi immediatamente precedenti la grande crisi che avrebbe rischiato di spazzare via l’industria automobilistica americana: di lì a poco le nuove regole sulla sicurezza e i ferrei limiti alle emissioni avrebbero decretato la fine di questa tipologia di automobili, ingombranti, poco sicure e grandi consumatrici di carburante.
Eppure proprio quando a Detroit avevano già deciso di pensionarla, la televisione fece entrare la Gran Torino nell’olimpo delle auto più famose di sempre grazie alla serie poliziesca Starky&Hutch andata in onda sulla rete ABC tra il 1975 e il 1979. Per la verità negli intenti del regista l’auto sarebbe dovuta essere una Camaro, ben più aggressiva, ma la Chevrolet non aveva abbastanza auto disponibili e il produttore Aaron Spelling si rivolse alla Ford che naturalmente fu ben lieta di collaborare.
Così vennero scelte due Gran Torino del 1975 verniciate in “bright red” ma all’incontentabile regista sembrava che le macchine fosse troppo “normali” così furono aggiunte le due strisce bianche sui fianchi. Infine, si pensò di renderle ancora più “cattive” montando delle sospensioni che alzavano il posteriore con dei cerchioni maggiorati ma per evitare una pubblicità gratuita alla Firestone i pneumatici vennero montati al contrario! Aspetto a parte, per la verità la macchina non aveva grandi doti agonistiche: le sospensioni erano antiquate e tarate più per la comodità che per la tenuta di strada. In accelerazione tendeva a far partire il retrotreno, piuttosto spettacolare sullo schermo, ma in quanto a spunto velocistico lasciava molto a desiderare.
Va ricordato che California, dove si girava la serie, in quegli anni le marmitte catalitiche e la benzina verde erano già obbligatorie il che penalizzava gravemente le prestazioni dei grossi motori americani. I già scarsi cavalli della Gran Torino scesero a 148, decisamente pochi per far fare delle evoluzioni ad una vettura di quasi una tonnellata e mezza. In seguito, si montarono motori fino a 200 cavalli ma il problema della mancanza di potenza rimase tanto che Paul Michael Glaser (Starsky) un’intervista di molti anni dopo non ebbe difficoltà ad ammettere che non poteva sopportare quell’automobile.
Ma fin dal debutto televisivo nel 1975 la Gran Torino rossa con la striscia bianca entrò a far parte dell’immaginario collettivo planetario visto il clamoroso successo sia in patria che all’estero. Le continue richieste di informazioni sul modello convinsero addirittura la Ford a produrre mille esemplari identici a quelle della serie televisiva che andarono venduti nel giro di pochi giorni. Uno dei produttori della serie ammise che buona parte del successo del programma fu dovuto proprio alla vettura: “ E’ lei la vera stella. È una delle grandi auto americane dell’epoca, mi ricorda quando ero piccolo ed ascoltavo incantato il ruggito degli scarichi doppi. Detroit era all’apice della potenza, faceva ancora sognare”.
Nel 2004 la popolarità della serie portò alla creazione del film Starsky & Hutch, interpretato da Ben Stiller (Starsky) e Owen Wilson (Hutch) recuperando qualcuna delle vetture ancora in circolazione. Nel 2008 il mito della Gran Torino venne infine rinverdito dall’omonimo film di Clint Eastwood nel quale l’attore è Walt, reduce dalla guerra di Corea, geloso proprietario di una Gran Torino del 1972 verde con banda laterale gialla, che difende con ogni mezzo dalla violenza di una banda teppisti del suo quartiere. Finirà male per lui ma riuscirà a lasciare l’amata automobile al giovane cinese Thao, coprotagonista del film, che nella scena finale la guida lungo la strada che costeggia il lago Erie in Michigan. Come dire che la Gran Torino continua, a dispetto degli anni e dei suoi limiti, a far parte del sogno americano, qualunque esso sia.
Treviso 03 04 2025 – Grazie di questo contributo. Quanti bei ricordi…