Nella mattinata di sabato 29 marzo, sfidando la pioggia, un centinaio di attivisti e attiviste del Coordinamento NO INCENERITORI sono entrati in azione a Fusina, nel piazzale antistante l’inceneritore di Rifiuti di Veritas, dove è in via di costruzione un altro mega-impianto destinato a bruciare fanghi di depurazione contaminati da PFAS.
In maggioranza erano le ragazze e i ragazzi che, sempre più numerosi e appassionati vengono a far crescere questo movimento per la salute e l’ambiente con la loro creatività e i loro enormi e colorati striscioni.
Non mancava una nutrita rappresentanza di storici esponenti delle lotte per la sanificazione di Porto Marghera, compresi alcuni medici. Questo movimento, progressivamente cresciuto fino a produrre una significativa battuta d’arresto al progetto di mega-inceneritore per fanghi proposto da ENI (sarebbe dovuto partire già due anni fa) ha mostrato una capacità di mobilitazione basata proprio sull’aggregazione di diversità associative, culturali e di fasce di età, costituendo un esempio anche per la politica dei partiti.
Per l’occasione i comitati hanno diffuso un messaggio:
“Se Veritas pensa di farla franca approfittando del fatto che ci fossimo concentrati sull’inceneritore per fanghi proposto da ENI Rewind, si sbaglia di grosso! Siamo ancora qui per diffidare i vertici della società Veneziana, della partecipata Eco+Eco e i soci del gruppo FINAM (Bioman e Agrilux): stop immediato alla seconda linea, piena trasparenza sulla gestione della prima e sui rifiuti che arrivano in impianto, altrimenti alzeremo il livello dello scontro. La situazione ambientale e sanitaria è già troppo critica, è necessario ridurre l’inquinamento e non aumentarlo”.
In questi mesi i comitati hanno lavorato sottotraccia, recuperando e studiando una gran mole di documenti, che hanno fatto emergere un quadro molto preoccupante, negato ufficialmente dal gestore Eco+Eco, che vede Veritas consociata con i gruppi privati. Si è scoperto che rifiuti urbani provengono anche da fuori regione e residui da rifiuto umido vengono conferiti anche da società private di altre province e del Friuli. Ma non basta, tra le società che conferiscono a Fusina compaiono anche ditte che trattano rifiuti speciali e industriali di ogni tipo.
Tutto questo in una situazione in cui la qualità dell’aria intorno a Porto Marghera è pessima, come dimostra anche una campagna di monitoraggio delle ricadute al suolo imposta da ULSS 3 e ARPAV a Eco+Eco, che dimostra come i livelli di inquinanti come PM10, PM2,5 e Benzo(a)pirene superano i livelli vecchi del 2010, limiti che l’Unione Europea impone di dimezzare entro il 2030. Inoltre, analizzando i dati ARPAV, si nota che da quando è entrata in funzione la prima linea, nel 2021, i livelli di polveri sottili, piombo e cadmio hanno subito degli incrementi.
E poi c’è il problema dei PFAS, particolarmente pregnante qui in Veneto. Ormai è dimostrato che tutti i rifiuti contengono grandi quantità di queste sostanze altamente nocive, non solo i fanghi di depurazione, e che nessun inceneritore è in grado di bruciarle o smaltirle, diffondendole nell’aria, nelle acque e nel suolo.
Ciò nonostante, Veritas continua a negare ogni problema, come nel comunicato riportato dai giornali, in cui viene ancora usato il termine farlocco “termovalorizzatore”, negato addirittura dai cartelli indicatori interni agli impianti, che riportano il termine corretto “inceneritore”.