Mentre scrivo occhieggia ancora il 1°aprile. Perciò sta a voi credere o no a questa notizia.

Andiamo a Vittorio Veneto. Un imprenditore edile locale illustra la sua idea con tanto di proiezione e puntatore elettronico: sono progetti immobiliari di due complessi residenziali, uno da nove alloggi e l’altro da sei. Cari, ma sono vicini al casello sud e quindi in una posizione strategica per chi deve spostarsi per lavoro o per necessità.

Ma sono cari per un altro motivo: avranno un rifugio antiatomico. Geniale! Il venditore ha gioco facile nel promuoverli “i caccia di Aviano si esercitano sopra le nostre teste. Le bombe atomiche sono custodite a venti minuti d’auto di distanza. Quindi perché meravigliarsi che la nostra gente cominci ad allarmarsi?”.  Spiega che l’idea l’ha avuta in Svizzera, lì per Heidi avere un rifugetto dove rintanarsi in caso di guerra nucleare è considerato un’ovvietà.

Torniamo a Vittorio Veneto. Il costruttore illustra paziente ed incoraggiante “hanno tutti letti a castello a tre piani. Sono provvisti di porte blindate, di filtri di protezione nucleare batteriologica e chimica, ventilazione, valvole anti-esplosione e di sovrappressione”.

Poi arriva la parte, diciamo così, un po’ problematica. Intanto la sopravvivenza è garantita per tre mesi, che non mi sembra poi granché. Poi il costo graverebbe in più sull’acquisto dell’appartamento di tre o quattromila euro al metro quadro rispetto ai normali prezzi di mercato. Non poco.

Ecco un’idea per una start up: trasformare la propria taverna, quella che usate a Natale e per la lavatrice, in un bunker super sicuro schermato e rifornito di scatolette e prosecco. Per almeno quattro mesi.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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