Intervista al sindaco Matteo Romanello, in carica dal 2017, che ringraziamo per la disponibilità.


Ci racconta in breve la sua carriera, da quando si è avvicinato alla politica fino al ruolo che ricopre oggi?

Mi sono inizialmente affacciato alla politica sul territorio di Venezia per delle amicizie. All’epoca ero ancora nella Lega. Successivamente mi è stato consigliato di affacciarmi sul territorio di Marcon, dove risiedevo. Un giorno sono andato ad un gazebo, ho chiesto informazioni e da lì è nata questa mia vocazione. Stiamo parlando del 2011, mancavano circa otto mesi alle elezioni di giugno 2012, quindi ho visto quella scadenza imminente come un’opportunità. Era un periodo difficile per la Lega: ci si prospettava un risultato importante, ma poco dopo uscì lo scandalo di Belsito e dei diamanti. Da lì c’è stata un’altra frattura tra la “componente Zaia”, ossia la Liga Veneta, e quella di Flavio Tosi. Decido di rimanere nella Lega di Zaia, mentre la sezione si è svuotata di componenti storici, lasciandomi abbastanza spazio di manovra. Per me questa è stata una grossa gavetta. Attorno al 2015-16 ho conosciuto le difficoltà amministrative che emergevano a Marcon ed ho visto nella rottura del centro-sinistra un’opportunità per candidarmi. Sono riuscito a far collimare tutte le forze politiche per un centro-destra unito, creando anche una Forza Italia che qui non aveva rappresentanza. Penso la mia elezione abbia due aspetti: la disponibilità che ho dato per anni, ricoprendo anche il ruolo di consigliere nell’ultimo anno e mezzo prima delle elezioni; la fortuna, bisogna dirlo, perché senza una rottura del centro-sinistra difficilmente sarei riuscito ad affermarmi insieme alla squadra del centro-destra.

Nel 2022 è passato tra le file di Fratelli d’Italia, abbandonando dunque la Lega, partito con il quale si era presentato e vinto le ultime elezioni comunali. Come mai questo cambiamento? E quali reazioni ci sono state all’interno della maggioranza?

La mia rottura con Lega era nota, forse non molto alla cittadinanza, ma ormai non condividevo più quell’idea di partito e quelle scelte politiche che il partito stava intraprendendo. Non penso di essermi mai definito “salviniano”, ho sempre preferito allinearmi al modello Zaia, e cioè assumere il ruolo di amministratore. Mi porto sempre dietro i valori leghisti di un tempo, come l’autonomia e il federalismo, ma ad un certo punto il partito ha assunto una linea politica che non potevo più condividere, e dunque ho deciso con rammarico di cambiare e passare a Fratelli d’Italia.

Ma se Lei condivide realmente i valori leghisti, che non hanno nulla a che vedere con i valori dell’estrema destra, e che anzi nella Lega Nord di Bossi avevano una base politica di sinistra, come mai Lei ha deciso di passare in un partito così a destra (e non magari in un partito più moderato)?

Io non la penso così, credo che ormai la componente democristiana del paese si identifichi in FdI e non più in Forza Italia o nella Lega. Ormai la Lega ha assunto delle posizioni ben più estremiste attraverso delle scelte che non condivido, come l’entrata del generale Vannacci e le sue dichiarazioni sulla guerra. FdI ha certamente un’appartenenza all’estrema destra, e infatti porta ancora la fiamma tricolore dell’MSI, ma ho scelto di entrarci perché riconosco in Giorgia Meloni un forte ruolo governativo, tanto che ad oggi mi definirei più un “meloniano”.

E non crede che sia un po' sospetto che Lei sia passato a Fratelli d’Italia proprio nel 2022, esattamente quando il partito ha iniziato a raccogliere consensi? La domanda sorge spontanea visto che fino al 2022 FdI non aveva alcun successo e solo in quell’anno ha ottenuto molti consensi.

Sì ammetto che può essere sospetto: quando entrai nel partito i sondaggi lo davano in netta crescita ma non al 28% come ora. Chi mi conosce sa che, a differenza di chi segue il calcio o il calcetto, il mio hobby è seguire la politica e informarmi, quindi sicuramente ho sviluppato un fiuto politico che mi ha aiutato a capire i pericoli in cui la Lega si stava addentrando.  Alcuni, infatti, dicono che sono io il talismano di Fratelli d’Italia.

Parliamo ora delle scelte amministrative che Lei e la Sua giunta avete preso in questi anni. Recentemente il consiglio comunale ha approvato il nuovo piano urbanistico da voi presentato, all’interno del quale erano presenti alcuni punti controversi, come per esempio la scelta di rendere edificabili alcuni campi destinati all’agricoltura. Può spiegarci il perché di tale scelta? Non crede che così facendo ci sia un eccessivo consumo del suolo?

Premetto che lo sviluppo di Marcon non nasce adesso ma trent’anni fa con la realizzazione del centro commerciale, che funge da polo commerciale anche per le città confinanti. Io poi ho sempre immaginato Marcon come un paese che deve crescere, anche numericamente, e avevo come punto di riferimento la città di Mogliano Veneto. Per me Marcon può diventare una città più consistente, anche valutando la fusione con Quarto d’Altino, che permetterebbe una razionalizzazione migliore delle risorse e delle spese. Per quanto riguarda il tema urbanistico, sono d’accordo con la legge sul consumo del suolo imposta dalla regione, ma qui a Marcon ci sono moltissime lottizzazioni che sono del passato e sono direttamente eseguibili, ma sono state bloccate a causa della crisi del 2008. Quindi sulla carta Marcon è molto urbanizzata ma nella realtà una buona parte del suolo non è stata ancora utilizzata.

Noi, però, le riportiamo i dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), il quale ha calcolato che la provincia di Venezia ha già consumato il14,32% del suolo, con particolare allarme nel Comune di Marcon (Fonte: “Rapporto sul consumo del suolo e sulle dinamiche territoriali 2023 dell’ ISPRA”). Cosa ne pensa?

Sono d’accordo con il rispetto del consumo del suolo, ma penso che la crescita di Marcon sia adeguata alle esigenze dei cittadini. Inoltre la prossima bonifica di diverse aree del comune permetteranno di avere nuove zone vergini da poter sfruttare per progetti futuri di diverso genere. Io sono dell’idea che ci voglia una crescita corretta e ponderata ma che, ahimè, andrà a penalizzare le aree agricole.

Sempre nel nuovo piano urbanistico era stata inserita la proposta di rimuovere alcuni parchi e spazi verdi della città per destinarli alla costruzione di nuove residenze, come per esempio il parco in via Meucci. Poi, a seguito di una raccolta firme con il supporto dell’opposizione PD, la proposta è stata ritirata. Qual è stato il motivo iniziale dietro alla proposta e come mai successivamente è stata ritirata?

Per come li interpreto io, gli spazi verdi devono essere attrezzati e fruibili il più possibile, e via Meucci non era adeguatamente utilizzata. La raccolta firme non ha per nulla influito sulla scelta di ritirare la nostra proposta, e anzi questa amministrazione ha dimostrato più volte di non voler cercare consensi facili. Non sono stati i cittadini a farmi cambiare idea, diciamo che è nata in me la consapevolezza che non fosse corretto rimuovere uno spazio verde così importante per chi ci abita accanto.

Ma, signor Sindaco, la proposta di edificare su quel parco l’avete fatta voi. E poi vi siete pentiti da soli?

Sì, diciamo che ho preso successivamente consapevolezza che non fosse una scelta giusta, a prescindere dalla raccolta firme. Io di questo mi assumo tutte le responsabilità, è stata una mia scelta quella di rendere edificabile il parco di via Meucci e una mia scelta quella di ritirare la proposta, a seguito di una valutazione postuma e un confronto con gli scout che utilizzano il parco. Via Meucci rimane ancora un’area in discussione: se verificheremo che gli spazi non saranno utilizzati adeguatamente la mia amministrazione sarà pronta a rimettere in discussione la destinazione di tale area. Però mi assumo le mie responsabilità visto che le decisioni urbanistiche fanno capo a me.

Durante l’attuale legislatura la Sua amministrazione ha avviato molti progetti, soprattutto cantieri pubblici, che hanno sobbarcato il Comune di diversi debiti anche con il sistema bancario. Ci può dire di che cifre stiamo parlando, come giustifica tali spese e se pensa che siano adeguate alle reali necessità della comunità marconese? 

Sull’ultimo punto non c’è dubbio, altrimenti non avrei mai impegnato la mia amministrazione e quelle future nel perseguire certi obiettivi. Dal 2017 c’è un piano straordinario di lavori pubblici dettato dalle risorse (6 milioni) che trovo quando mi insedio, che secondo me andavano subito calate nel territorio (si vedano via della Vittoria, la nuova scuola, la ciclabile a San Liberale, l’ammodernamento del Centro Culturale De André, la palestra di Gaggio) mantenendole nei limiti del mio mandato da amministratore e prendendosene le responsabilità. L’intervento del teatro e municipio è secondo noi in linea con quello che è l’obiettivo effettivo del PNRR, ossia creare una crescita del paese oggi e nel futuro, quindi questo è il motivo della sua dimensione. Va tenuto conto dell’aumento dei costi delle materie prime, che il governo ha ristorato con lo stanziamento di prima 5 e poi 7,5 milioni. Poi si è dovuto decidere se indebitarsi per ulteriori 10,5 milioni o se ritornare alle disponibilità del PNRR. Le cifre delle spese sono: 25,5 milioni municipio e teatro; 3,65 milioni asilo nido a Gaggio; 1,35 milioni adeguamento sismico ed efficientamento energetico scuola Manin a San Liberale; 2,5 milioni di fondi ministeriali gestiti dalla Città Metropolitana per il Parco dedicato a Lucia Manca in viale San Marco, lo skatepark in via dello Sport e la Casa di Comunità. Abbiamo quindi voluto cercare di coprire tutte le aree del territorio. Ci sono altri investimenti in programma: 600mila per la messa in sicurezza di via Monte Berico e la realizzazione della pista ciclopedonale a partire da via della Repubblica.

A proposito della Casa di Comunità, questa dovrebbe essere terminata entro il 2026, è corretto?

Dovrebbe, ma sinceramente non ho condiviso la scelta di Azienda Zero di fare un unico appalto del valore di 45,5 milioni per le cinque Case di Comunità della cintura metropolitana (Chioggia, Mira, Martellago, Venezia, Marcon).

Oltre al problema della gestione, che altre difficoltà si riscontrano?

Il problema della gestione è il vero problema. Muoversi ora per trovare personale disponibile, ipoteticamente, a giugno 2026 è già partire tardi, ma questa è responsabilità di Azienda Zero e noi, attraverso la conferenza dei Sindaci, abbiamo già esplicitato questa necessità. Inoltre, un anno di cantierizzazione (il cantiere non è affidato a noi) per un importo lavori di 4,5 milioni, secondo me, non è realizzabile, ci si aspetta una deroga a livello nazionale. Serve un piano straordinario funzionale all’organizzazione delle Case di Comunità. Si stanno mettendo in discussione i servizi sociosanitari del comune di Quarto d’Altino, perché la Casa di Comunità dovrà essere un bacino che accoglie un territorio ampio. Andranno quindi intensificati i rapporti legati al trasporto pubblico.

Cambiamo argomento e guardiamo al futuro. Gira voce che Lei ha intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali con FdI. È vero? Che visione ha del Suo futuro politico?

Questa voce è fondata, ho dato la mia disponibilità al mio partito, che deciderà in base alle esigenze territoriali. Penso di poter dare un buon contributo con il bagaglio che ho costruito in questi anni. Se la mia candidatura dovesse andare a buon fine si dovrebbe andare al voto a Marcon con un anno di anticipo, quindi ipoteticamente nel maggio-giugno 2026. Servirebbe quindi identificare una persona adatta in quota FdI. Dico questo perché FdI è attualmente trainante ed i risultati regionali saranno fondamentali per capire di che colore sarà il prossimo sindaco.

Prima ci ha citato i suoi buoni rapporti con Luca Zaia, il quale sta cercando la riconferma per il quarto mandato. Schierandosi con FdI, che non sembra voler sostenere il governatore uscente, si troverà ad affrontare le elezioni non dalla sua parte?

Allora, come primo aspetto, non credo nel terzo mandato. Il ricambio, anche generazionale, fa bene alla linfa del territorio, del paese, del partito. Anche un mio terzo mandato sarebbe limitante. Penso che il futuro, per me come per il presidente Zaia, sia in mutamento. Quello che si riscontra è che forse il presidente Zaia ha “paura” del cambiamento, ma io ritengo che possa far bene in regione, a Marcon e a Venezia. Si può allargare il discorso al sindaco di Venezia, che ha ovviamente influenza anche su Marcon. Se Zaia desse la disponibilità per questo ruolo riuscirebbe a fare un buon lavoro su Venezia, a trovare grandi soddisfazioni ed un risultato elettorale importante. Non si prospetta una presa di posizione contro o a favore di qualcuno, ma un cambiamento necessario che va accompagnato.

Quindi Lei prospetta un Veneto blu?

Sì, siamo sicuri che c’è una discreta classe dirigente. Mi auspico che ci sia una candidatura di FdI che sia capace di legare il centro-destra, che a livello regionale non è ancora ben definito nella sua unità. È vero che il Veneto è una roccaforte leghista, come lo è la Lombardia, forse di corrente più salviniana. Si deve prendere atto che un partito con un consenso molto ampio come quello che sta avendo FdI non può non essere amministratore al Nord. Purtroppo, l’accordo a livello regionale non si prende, opinione mia, in Veneto, ma nei palazzi romani.


Alessandro Vinciati. Studente. Nato a Conegliano e divenuto marconese all’ età di tre anni. Fluente in italiano, inglese e rumeno. Da sempre interessato a svariati ambiti: dalla Scienza alla Storia, dalla politica alla tecnologia ed ai motori. Membro del gruppo Giovani di Marcon.


Tommaso Syrtariotis. Studente di giurisprudenza presso UniPd Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico


Mihai Sirbu. Nato e residente a Marcon, studente presso l’istituto Bruno-Franchetti. Vari interessi tra cui la tecnologia, la storia e l’attualità. Membro del gruppo Giovani di Marcon


1 COMMENT

  1. Quando passo per Marcon facendo da Mogliano la viabilità interna per andare a Dese (bosco di Mestre) continuo a vedere una continua copertura di suolo agricolo, come se a Marcon dagli anni ’70 il consumo di suolo fosse il mantra di tutte le amministrazioni. Un comune divoratore!

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