Tatuaggio

Sul ruolo antagonista della classe operaia nella storia abbiamo dei dubbi da qualche decennio quando tutto è cominciato a scivolare in un’altra direzione. Ma allontaniamo subito un lamento onanistico sulla lotta di classe e andiamo a Oderzo.

Un signore, un operaio si è fatto tatuare ad imperitura memoria sull’avambraccio robusto il nome del suo datore di lavoro. Poco sotto Maradona visto che il tatuato è di origine argentina. In questo modo ha voluto dimostrare la sua gratitudine perché gli aveva dato un lavoro e la possibilità di un riscatto in una brutta situazione. Il padrone, il datore di lavoro, si è commosso anche se ammette che l’operaio “ha un tantino esagerato…”.  Noi no, la riteniamo una bella idea da copiare. Incidersi sulla pelle il logo della propria fabbrica, il nome proprio del proprietario è un segno incancellabile del legame. Un tatuaggio è per sempre. Immaginatevi un “Elkan tuo per tutta la vita” con cuoricini pure. Chi può essere così duro e insensibile per procedere ad un licenziamento? Chi può interrompere una certezza così fisica, corporea di affetto? Ben fatto Pablo! Operaio argentino! Ecco un’unica raccomandazione: scegliere con oculatezza il posto del tatuaggio, potrebbero sorgere degli equivoci.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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