Dall’autunno del 1943, un nome singolare e carico di inquietudine percorreva le notti del Nord Italia: Pippo. Questo soprannome evocava il rombo solitario di un motore nel cielo, una figura invisibile che portava con sé paura e distruzione.
Questi velivoli, affidati ai piloti della Royal Air Force (RAF), svolgevano brevi missioni notturne che sembrano essere state progettate per diverse finalità. Probabilmente, avevano il compito di ostacolare le attività notturne delle forze tedesche, mantenendo alta la tensione tra le truppe nemiche e la popolazione locale, e di testare la capacità della Repubblica Sociale Italiana di garantire ordine e sicurezza. Il loro impatto, però, non era solo militare, ma profondamente psicologico.
Nelle notti in cui Pippo sorvolava le città e le campagne, bastava una distrazione per rischiare la vita. Una luce dimenticata accesa, un passante che rompeva il coprifuoco o anche solo un fiammifero acceso potevano attirare l’attenzione del predatore solitario dei cieli. E così, un’improvvisa picchiata, seguita da un’esplosione o da raffiche di mitragliatrice, rompevano il silenzio della notte, lasciando dietro di sé paura e devastazione. Il confine tra alleati e nemici si dissolveva: Pippo colpiva chiunque.
A Mogliano, un paese diviso tra occupazione nazista e lealtà contrapposte al Re e al Duce, la presenza di Pippo accentuava il senso di precarietà. Lontani dai bombardamenti massicci che colpivano le grandi città, i moglianesi vivevano con i nervi a fior di pelle. La paura di infrangere le regole dell’oscuramento divenne un tormento costante, al punto che anche una candela accesa o un lumicino potevano sembrare una condanna.
Pippo rimane una figura simbolica di quel periodo di terrore e incertezza. Il suo ricordo, tramandato dalle generazioni, è una testimonianza di come la guerra non fosse solo combattuta sul fronte, ma anche nelle menti e nei cuori delle persone comuni, costrette a convivere con l’ombra di una minaccia invisibile.
Ricordo che me ne parlava mia nonna con discreta frequenza: ed essendo io nato nel 1961 e non potendo ricordare cose prima di qualche anno dalla nascita, significa che l’impressione destata era stata forte e duratura
Treviso 2 04 2025 – Nei ricordi dei miei genitori è stato per anni presente questa figura che per noi bambini era diventata quasi mitologica. Grazie di questo contributo…