Un incontro partecipato con interesse, quello di venerdì sera al Centro Fabrizio De Andrè a Marcon, organizzato dal gruppo consiliare di minoranza “Democratici Progressisti”, che ha dimostrato quanto i cittadini hanno a cuore le nuove sfide che il futuro ci prospetta e la necessità di dialogare con profondità e serietà.

Con abile maestria il moderatore Fabrizio Stelluto ha coordinato il dialogo tra i relatori presenti: l’onorevole Arturo Scotto, il giornalista ed esperto di storia americana Guido Moltedo e l’operatore culturale Maurizio Cecconi.

La consigliera Margherita Lacchin ha arricchito il confronto introducendo i temi del dibattito e ponendo delle questioni di concreta attualità: “Il nostro è un mondo sempre più in contraddizione – dice la consigliera – un mondo sempre più connesso e rapido, eppure sempre più diviso, ostile e atomizzato”.

La politica folle di Trump, le guerre in Ucraina e Medio Oriente, il colosso economico della Cina.

Queste sono alcune delle sfide che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni, ma non può più permettersi di farsi trovare impreparata. C’è bisogno di una prospettiva comune e coraggiosa, ma soprattutto autonoma e libera, che metta al centro le persone, i diritti, il lavoro e la pace.

A tal proposito interviene l’onorevole Scotto, il quale pone l’attenzione sull’importanza della manifestazione di oggi a Roma per l’Europa, senza bandiere politiche ma solo con bandiere europee. Una manifestazione che non può nascondere un sentimento di critica verso l’Europa odierna.

“Il piano Rearm Europe non ci convince – afferma l’onorevole – perché non ha una visione di difesa comune ma di riarmo nazionale. Non credo che la via della pace possa essere imboccata con il riarmo e la militarizzazione”.

Fabrizio Stelluto, dunque, chiede a Guido Moltedo di spiegarci com’è stato possibile che un personaggio come Musk, folle nelle idee e ancor di più nelle azioni, abbia avuto la possibilità di diventare uno degli uomini più potenti al mondo.

Guido, allora, ci fa notare come molti cittadini americani si stanno pentendo di aver votato i repubblicani, vedendo la pessima gestione di Musk della pubblica amministrazione. Quindi la partita non è già conclusa, ma al contrario è appena iniziata.

Ora l’Europa ha l’opportunità di diventare la protagonista dei nostri discorsi e progetti futuri, un’Europa unita con interessi comuni e prospettive comuni.

A questo proposito interviene Maurizio Cecconi, che con ottimismo fa notare che in ogni crisi è nascosa un’opportunità: già in passato l’Europa si è unita nelle crisi comuni, come per esempio il Covid e le guerre, perché solo le crisi fanno percepire con tangibilità la necessità di unire le forze. “Ritengo giustissima la manifestazione di sabato, – conclude Cecconi – perché l’Europa non è ancora accettata come giusta e necessaria. Ora abbiamo un’occasione rara perché siamo costretti da un sentimento di pericolo e temiamo di perdere le libertà di cui finora abbiamo goduto.”

Questo non è più il tempo dei nazionalismi, ma dell’unione tra Stati. Chi crede nel nazionalismo ignora la storia, la quale ci insegna che furono proprio i sentimenti nazionalisti a causare le due guerre più atroci, quelle mondiali.

Mussolini, Hitler, Stalin credevano che la loro nazionalità fosse la migliore al mondo, tanto da giustificare lo sterminio delle altre nazionalità considerate “inferiori”.

Oggi Trump grida “American first”, Meloni e Salvini “prima gli italiani” (e un tempo “prima la Padania”…).

La storia si ripete? No, grazie!


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Tommaso Syrtariotis
Studente di giurisprudenza presso UniPd Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico

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