Altre volte nella mia vita avevo vissuto scelte simili.
Scelte faticose, difficili e per nulla scontate.
Da una parte infatti ci sono la vita politica vissuta, la storia individuale e collettiva, le idee portate avanti e difese, l’orgoglio delle posizioni politiche.
E sono immagini evidenti che ricordano come si debba stare “dalla parte giusta” della storia.
Con i lavoratori difendendo le conquiste del passato e cercandone di nuove, con i deboli vessati da poteri ciechi e insensibili, con la lotta che vuole affermare nuove opportunità di sviluppo sociale e civile.
Dall’altra c’è lo sguardo.
Che vuole vedere quello che accade, che avviene ed avverrà.
Che sa bene quali siano le dinamiche dei poteri, che conosce le forze in campo e non fa fatica a indovinare come andranno le cose.
Uno sguardo che capisce e vede la realtà.
E tutto ciò sta dentro un pensiero che non rinuncia a volere il futuro.
Il tema è quindi chiaro.
Appare ridicolo volere il riarmo dei singoli Paesi dell’Europa che già spendono il doppio di ciò che stanzia la Russia.
Ed appare francamente improbabile una volontà aggressiva verso l’Europa dell’aggressore dell’Ucraina che a stento conquista piccoli borghi e paesi in anni di guerra.
E drammatica sembra l’assenza diplomatica dell’Europa schierata in “divisa” ed incapace però di pensare e proporre, di ragionare e condizionare, di fare politica e diplomazia.
E non si spengono le luci sugli staterelli del vecchio continente spesso incontrollabili da pacifici che è meglio non immaginare troppo armati.
Perché è chiaro che alcuni cercano, a partire da Macron, legittimazione di guerra di fronte alle sconfitte di pace.
E tali strumentalità non indignano più ma preoccupano perché dietro le spalle c’è una Russia nucleare che molti dimenticano giocando con i carri armati.
Ma quando il ragionamento pacifico cede il passo agli ingegneristici piani di guerra non si può solo ambire ad essere messaggeri di pace.
Questo spetta di certo agli uomini di fede, a chi pensa che la preghiera smuove le montagne.
Purtroppo questo dono non mi ha raggiunto e quindi devo cercare altro.
E “l’altro” non vuole essere solo felice per lo schieramento, per la propria coscienza rassicurata, per la convinzione della giustezza delle posizioni.
No.
Occorre un faticoso e diverso cammino che mentre tiene conto dei fondamentali messaggi dei propri valori sa essere utile.
Ed utile, in questo caso, vuol dire lavorare con sempre più impegno perché le decisioni siano calmierate, riflettute, cambiate.
E perchè non rimangano isolate, sconfitte, perdute.
Evitando che la comunicazione possa fare vedere e capire un altro film.
E cioè quello di una minoranza riottosa e menefreghista che nasconde dietro belle parole e sentimenti generosi il proprio Aventino.
Bisogna procedere costruendo alleanze, dimostrando realtà, vivendo contraddizioni che possono essere perfino dolorose.
Ma il prezzo va pagato per costruire un “nuovo” che se vedrà soltanto ingegneri militari sarà già vecchio prima di cominciare.
E naturalmente le fatiche sono a sinistra per quel straordinario pregio/difetto che si porta duramente con se.
Il prezzo di valori e sentimenti irrinunciabili che vanno “conditi” di realtà.
Ecco perchè la manifestazione del 15 marzo a Roma è giusta.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

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