La meraviglia europea è stata massiccia, evidente, drammatica e sconcertante nella sua spontaneità.
In pochi giorni sono crollate le certezze che erano vive dal 1945.
L’America faro di democrazia è sembrata un’affermazione vetusta e quasi ridicola.
Gli USA nostri alleati e riferimento obbligato nella Nato un ricordo antico e del tutto discutibile.
Gli Stati Uniti partner economico privilegiato una fiaba inventata.
Ed infine L’America baluardo contro l’orso russo un fumetto ormai di seconda mano.
Il castello di carte delle convinzioni e delle certezze è crollato miseramente.
E non è facile spazzare i detriti e pulire le nuove vie da percorrere.
Perchè l’Europa non è “una”.
È un insieme di 27 nazioni profondamente diverse come interessi, atteggiamenti, politiche e pensieri.
E ri-cominciare ad essere Europa è impegnativo e faticoso: in fondo è una grande novità.
I primi segni sono disarmanti.
Si litiga subito sugli eventuali contingenti in Ucraina e si rimane schiacciati dal voto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ove si subisce in silenzio il ricatto USA.
Molti urlano a gran voce che serve subito (subito?) l’esercito europeo.
Ma i problemi non sono solo di questa dimensione.
E c’è una ragione.
Non si è voluta vedere la politica americana nelle sue evoluzioni.
Infatti l’Europa era oggettivamente diventata problematica per gli USA ormai da tempo.
E non solo certo per il partito repubblicano.
Anche per i democratici.
Il segnale non colto veniva pure dai BRICS.
Questa alleanza era ed è solo a due livelli: economico/finanziario e di non belligeranza.
E la non belligeranza è legata proprio alla protezione dell’economia.
Non c’è spazio per diritti umani, espressioni di democrazia, concezioni etiche o quant’altro ha riempito il nostro dibattito e spesso la nostra falsa coscienza.
Ma noi non abbiamo voluto vedere.
E non potevamo vedere.
Perché negli ultimi decenni avevamo parlato bene e razzolato male molto spesso.
In Libia e in Iraq vi erano stati gli esempi più eclatanti.
Ma altrove era stato il silenzio a dipingere il nostro volgare disinteresse.
Ora il sogno si è rotto.
E c’è un dato positivo.
E cioè che l’Europa diviene una “necessità” sentita molto di più perchè attanaglia tutti un sentimento comune: la paura.
Paura di guerra vera e di pace armata.
Di sviluppo tarpato e di destino colluso.
Ma non si costruisce un futuro per paura.
Perchè il destino sarà tracciato dalle trasformazioni economiche e scientifiche dei prossimi anni.
E la subalternità in questi settori risulterà ancor più violenta delle armi tradizionali.
Chi governa nei Paesi europei sembra in panne.
Fermo.
La parola giusta mi sembra “tramortito”.
E la vittoria elettorale delle destre segna che il livello della risposta popolare può diventare quello classico dell’autoprotezione nel rifiuto del futuro che non si riesce a leggere, a vedere, a sentire “proprio”.
Ma i risultati segnano anche che la destra va bene ma non trionfa.
Non domina, non governa ovunque.
E ciò significa che esistono ancora margini per un capovolgimento positivo del fronte.
Le sinistre hanno una occasione storica.
Ridare fiducia, segnare che il futuro può esistere.
Ma non servono le fughe in avanti sui diritti.
Serve raccogliere i diritti perduti per strada, abbandonati, sviliti.
Tutti i diritti.
Occorre ridare fiducia e sicurezza, opportunità e speranza.
Le sinistre e i partiti democratici devono tornare a parlare di “fondamenta”, di ragioni, di condizioni di vita e di comunità sociale.
Non possiamo permetterci di essere solo in attesa di fabbricare armi più potenti.
Altrimenti l’Europa cadrà vittima della propria cecità.
E non potrà nemmeno imputare ad altri il suo destino.
Non si può che condividere con qualche distinguo, ma siamo d’accordo sulla linea, che è chiara di risposta che non c’è da questa Europa dei 27 stati voluta da Kohl e capeggiata da tutti silenti, non era l’Europa disegnata a Maastricht o quella di Schengen è una Europa di opportunismi, ma ora credo che il tandem Starmer/Macron con le loro reazioni internazionali smentendo davanti al mondo, il lupo travestito da pagliaccio, mi sento italiano per l’Italia che sta con Kiev e non mi importa nulla se di sinistra o di destra. E mi auguro che Starmer diventi il leader di quel PES oramai inesistente da decenni.
Chissà perchè l’Ambiente non viene mai citato come occasione prioritaria per rilanciare la Sinistra. Diritti, economia (cioè più PIL) nuovo nucleare … sembrano essere i soli argomenti validi.
Ma, come dice il Presidente (trasformato in Governatore) “pensiamoci sopra”.