È la terza protagonista, accanto a Vittorio Gassman (Bruno) e Jean Louis Trintignant (Roberto) del celebre road movie di Dino Risi “Il sorpasso” del 1962. Entra in scena fin dal primo fotogramma quando sfreccia in una Roma ferragostana deserta e il suono infernale del suo clacson tritonale ne scandisce la corsa indiavolata sulle strade affollate di vacanzieri, dove sorpassa agevolmente qualsiasi veicolo le si pari davanti. Il suo nome è Lancia Aurelia B24 spider
Questa magnifica granturismo ha una genealogia importante perché la dinastia delle Aurelia segna una tappa fondamentale nella storia della casa di Chivasso negli anni Cinquanta, quando era ancora diretta da Gianni Lancia, figlio del fondatore Vincenzo. La serie era partita con l’Aurelia B10, una grossa berlina quattro porte, costruita con la consueta qualità Lancia, che si giovava di uno straordinario motore inedito V6 a 60° da 1.750 cc. e 56 cavalli progettato dall’ingegner Francesco De Virgilio, primo propulsore al mondo di questo tipo prodotto in serie.
Venne presentata nel 1950 e voleva essere la risposta Lancia all’Alfa Romeo 1900 e alla Fiat 1400. Quasi subito ne fu proposta una versione sportiva ben più grintosa, la Aurelia B20 con motore portato a due litri e 75 cavalli: un coupé due+due elegante, veloce, confortevole che ridefinì i canoni della Granturismo italiana. Frutto di un lavoro di squadra tra i carrozzieri Boano, Ghia, Viotti e Pininfarina resta un esempio di stile ma fece valere anche le sue potenzialità sportive in molteplici competizioni, a cominciare dalla Mille Miglia del 1951 dove sfiorò la clamorosa impresa giungendo seconda assoluta con Giovanni Bracco davanti a vetture ben più potenti. Nel 1954 su ispirazione di Max Hoffman, l’importatore in USA di auto europee al quale si devono suggerimenti fondamentali come la Mercedes 300 SL, a Porsche 356 speedster o l’Alfa Romeo Giulietta spider, si pensò ad una sua versione spider che potesse far gola al ricco mercato americano. Il centro stile Pininfarina diretto da Franco Martinengo disegnò un capolavoro assoluto per eleganza e sportività: venne denominato ufficialmente Aurelia GT 2500 spider B24 e montava un motore da 118 CV.
Questa prima serie aveva parabrezza panoramico avvolgente e portiere senza maniglie, con i paraurti divisi in due parti e ne furono prodotti 240 esemplari. Oggi resta la più ricercata dai collezionisti che la definiscono versione “America”. Nel 1956 apparve una seconda serie meno estrema nei dettagli di carrozzeria, con un motore depotenziato a 110 Cv che prese il nome di Convertibile ed è quella che appare nel film di Risi. Nel 1962 l’Aurelia B24 era già fuori produzione ma restava ancora un simbolo di raffinatezza ed eleganza, una vera regina strapazzata da un cialtronesco Gassman, come si può notare anche dalla vistosa stuccatura che appare nella parte anteriore destra. Resta nella memoria la drammatica scena finale con la corsa indiavolata sulla strada costiera di Castiglioncello e il tentato sorpasso ad una Fiat 2300 che non lascia strada.
La tragica fine di Roberto chiude la parabola amara ambientata in una precisa cornice storica, quando l’Italia stava vivendo ancora i benefici del boom economico iniziato della fine degli anni Cinquanta anche se all’orizzonte cominciavano ad apparire i primi segni di crisi. Per le riprese del film (girato in uno splendido bianco e nero) furono usate due vetture, una celeste e l’altra verde acqua, ma a essere distrutta nel volo finale nel burrone fu una Siata 1400 cabriolet, vettura certamente meno preziosa e che da lontano poteva assomigliare a una B24.
Uno dei due esemplari utilizzati ne “Il sorpasso”, quello targato Roma 329446, è oggi di proprietà di un collezionista marchigiano che lo conserva gelosamente come si conviene ad una vettura così importante, simbolo non solo di un grande film ma di tutta un’epoca nella quale l’industria automobilistica italiana faceva ancora scuola nel mondo.
Treviso 27 02 2025 – Grazie di questo contributo…