Nati praticamente in contemporanea alla fine dell’Ottocento, l’automobile e il cinematografo sono diventati due fondamentali strumenti “democratici” della civiltà e della cultura del Novecento. La prima garantendo una libertà individuale di movimento mai vista prima, il secondo inventando una universale forma di espressione accessibile a tutti. Era quindi inevitabile che questi due mondi paralleli si incontrassero e da questo rendez-vous sono nati film di culto nei quali una certa automobile resta nella memoria collettiva del pubblico, al pari degli attori e della trama.
Iniziamo qui a raccontarvi la storia di qualcuna di queste star a quattro ruote.
Avete presente quella buffa e fragile vetturetta nera dalle grandi ruote a raggi di legno che circola nelle comiche degli anni Venti? Ebbene, quello scoppiettante veicolo è la Ford Model T, una delle automobili più importanti di sempre in quanto rappresentò una tappa fondamentale nella motorizzazione di massa negli USA. Vediamo perché.
Innanzitutto, il suo prezzo la poneva alla portata dell’americano medio, ma soprattutto la sua semplicità costruttiva metteva in grado chiunque di utilizzarla. Va ricordato che all’inizio del Novecento l’auto era ancora ad esclusivo appannaggio delle classi più abbienti, le uniche che potevano permettersi i costi di acquisto e manutenzione del nuovo mezzo di locomozione il cui utilizzo rendeva spesso e volentieri necessaria la presenza di uno chauffeur.
La grande intuizione di Henry Ford, che aveva fondato la sua casa automobilistica nel 1903 a Detroit, fu quella di pensare ad un’automobile per tutti, innanzitutto nel prezzo. Nel 1908 al momento del lancio la Model T versione torpedo (4-5 posti con carrozzeria aperta) costava infatti 850 dollari (circa 20.000 euro), nettamente meno di qualsiasi altra automobile allora sul mercato americano.
Ma si poteva fare ancora meglio. Inizialmente le linee di assemblaggio della Model T erano di tipo convenzionale con gli operai che trasportavano i vari componenti sul mezzo in costruzione a mano a mano che venivano installati. Ford si rese conto dell’inadeguatezza del metodo e adottò un metodo operativo destinato a fare scuola: la catena di montaggio, un nuovo sistema di organizzazione scientifica del lavoro messo a punto dall’ingegnere statunitense Frederick Winslow Taylor (1856-1915).
In pratica era la vettura in costruzione a spostarsi su apposite corsie verso le diverse postazioni di montaggio dove gli operai installavano i pezzi, ciascuno compiendo sempre la stessa operazione. Questo consentì di accelerare il processo, eliminando i tempi morti oltretutto impiegando una manodopera meno specializzata e più facilmente addestrabile.
La rapidità dei processi produttivi era tale che la maggior parte delle Model T venivano verniciate di nero perché solo lo smalto denominato “japan black” riusciva ad asciugare completamente nei ristrettissimi tempi consentiti dalle catene di montaggio e a questo proposito resta famosa la dichiarazione di Henry Ford: “ la T si può avere di qualsiasi colore purché sia nero.” E i risultati furono stupefacenti. Nel 1913, primo anno di attività del nuovo stabilimento Ford di Higland Park, la produzione salì da 10.000 a oltre 200.000 vetture l’anno e se nel 1908 occorrevano circa 12 ore per assemblare una Ford T, nel 1913 dalle linee usciva una vettura ogni 93 minuti!
Questo progresso, oltre all’incremento esponenziale delle vendite, consentì una sostanziale riduzione dei prezzi che si abbassarono costantemente tanto che, alla fine del suo lungo ciclo, nel 1927 la vettura arriverà a costare solo 250 dollari!
Ma che tipo di auto era la Model T? Dotata di un nuovo motore anteriore a quattro cilindri in linea di 2.778 cc. a valvole laterali da 20 CV che le consentiva una velocità massima di 68 km/h, aveva l’alimentazione assicurata da un carburatore dove la benzina arrivava per gravità dal serbatoio posto sotto al sedile del guidatore, il quale poteva regolarne la miscela. L’avviamento era naturalmente a manovella (quello elettrico fu disponibile a richiesta solo dal 1919), il cambio era a due marce più retromarcia e i freni agivano solo sulle ruote posteriori.
Per quanto riguarda Hollywood, alla fine degli anni Venti troviamo la Ford Model T presente in diversi film di Buster Keaton, Harold Lloyd ma soprattutto della coppia Stan Laurel e Oliver Hardy che la utilizzarono in mirabolanti avventure nelle quale finiva spesso e volentieri fatta a pezzi. A riprova dell’importanza storica di questa vetturetta resta da ricordare che per molti decenni quella che gli americani chiamavano affettuosamente “Tin Lizzie” (lucertolina di latta) fu la vettura più venduta al mondo con ben 15.007.033 di esemplari, un record superato solo nel 1972 dal Maggiolino della Volkswagen.
Due modelli immortali che davvero hanno segnato la storia dell’automobile.