Sarebbe certo più comodo in questo momento un silenzio pieno di significato. Oppure uno sguardo pieno di sottintesi del tipo “l’avevo detto e scritto”. Nulla di tutto ciò. Parliamone apertamente. Leggendo i giornali, ascoltando i commentatori, studiando le dichiarazioni della politica si assiste ad un fenomeno abbastanza inusuale. Si sta qui ragionando, per essere espliciti, delle reazioni che si notano rispetto alle iniziative prese da Trump.
Che cosa dunque è inusuale?
L’atteggiamento che si nota perfino dai giornalisti, il tono delle dichiarazioni dei politici, la dimensione delle risposte che nella maggior parte dei casi vengono espresse rispetto alle scelte di Trump ed alla relazione in atto tra Putin e Trump.
Useremo una parola chiave per definire il “tutto”: essa è “sconcerto”. Non pare possibile infatti che Trump “riabiliti” Putin dichiarando in questo modo che tutto ciò che è stato detto e scritto conta come la carta straccia. Gli interlocutori europei sono attoniti. Irritati in maniera evidente e pesantissima ma impossibilitati a rispondere in maniera credibile. Gli è crollata addosso una slavina fino a qualche minuto prima solo sognata e ritenuta impossibile.
Eppure era stato chiaro Trump. Ma non gli avevano creduto. E c’era una strada che prima si poteva portare avanti ma non lo si era fatto. Ed era quella di parlare e discutere di pace mentre si faceva guerra. Di rispondere positivamente agli inviti del Papa mentre si mandavano aiuti ed armi.
In sostanza di avere una risposta politica oltre che militare perchè da sempre questo è il modo di trattare le “dimensioni della politica internazionale”.
Ed ora si è nudi alla meta. L’Europa è nuda. E lo “sconcerto” varia nei modi in cui si esprime. Si passa da chi vuole “sostituire” gli USA nell’appoggio all’Ucraina a chi si ribella ai dazi annunciati proprio pensando a quel Paese invaso. E si giunge a chi tace abituato ad essere da sempre lo zerbino della potenza nord americana. E tutti si concentrano sull’Ucraina spendendo parole impegnative su quello che può sembrare il tradimento di quel popolo senza ricordarsi di passati recenti e di comportamenti drammatici già attuati in Medio Oriente ed in Africa, per fare memoria.
Ma non è questo il punto. Volgarizzare Trump è ridicolo ed improduttivo. Le sue mosse sono tutt’altro che avventate. Vediamole.


Da una parte corteggia la Russia sull’Ucraina e lo fa per una ragione ben precisa: Putin è stato con la Cina il principale protagonista dei BRICS e del tentativo di togliere al dollaro il peso di “moneta comune internazionale”. E quindi va aiutato e gli va restituita la patente di leader da tutti e non solo dall’altra metà del cielo dei BRICS.
Meglio referente per tutti che leader degli “altri”. Se no Putin sarebbe costretto a continuare nel suo ruolo guida anti americano. E cosa volete che sia l’Ucraina in questo contesto? Solo e al massimo un luogo di terre rare da comprare a basso prezzo. E i confini contano poco per Trump. Ce lo aveva pur detto da tempo parlando di Groenlandia e Panama.
L’Europa era sorda? Pare di sì. Ed il nemico vero per Trump era e resta la Cina che possiede le “armi” economiche e per giocare ogni partita. Detto fra noi se fossi Taiwan non dormirei sonni tranquilli alla luce del valore che il Presidente americano dà ai confini rispetto a quello che mantiene per le sue strategie commerciali ed economiche. Poi non possiamo dimenticare che Trump “copia” i BRICS.
Perchè quella alleanza ha una caratteristica precipua: non si cimenta in ragionamenti di democrazia, non chiede ai partecipanti alcuna etica di stato ed alcuna ragione morale di esistenza.
E Trump copia. Volendo dimostrare che è meglio dell’originale. Lo “sconcerto” europeo ha anche altre cause evidenti. E innanzitutto una. È possibile e giusto opporsi al proprio grande alleato militare? Temo che la contraddizione scoppierà e non si possa annullare nei modi tradizionali che l’Europa predilige.
In realtà o si sarà solo servi speranzosi o si diventerà autonomi attori della politica internazionale. Uscendo dalla NATO? Per carità ora proprio no. Ma costruendo una propria politica complessiva si. In tutto, non solo nella difesa. Questo vuol dire aprire nuovi mercati, scegliere interlocutori per esempio in Africa ed Asia ed essere protagonisti. E dovrebbe essere chiaro soprattutto per le forze democratiche, socialiste e progressiste che da tempo appaiono in Europa in pesante difficoltà proprio per la evidente fatica a disegnare scenari, a indicare strade, a esprimere le differenze che divengono “valore”.
Non si può non capire che ciò che sta accadendo ridefinisce ruoli e significati della politica e nello stesso tempo però apre opportunità evidenti. Essere l’Europa che si apre uno spazio nuovo nel terreno della globalizzazione. Il “vecchio” modo di essere è proprio finito ed il nuovo non c’è e va trovato e perseguito. Ragionarci bene anche nella nostra pur piccola dimensione italiana è fondamentale.
Si ringrazia la redazione della testata giornalistica “ytali.com” per averci concesso di riproporre l’articolo su “ILDIARIOonline”