GIOCARE PER BENEFICENZA: solidarietà o opportunismo

Ammetto fin da subito che mi sono appassionato al calcio solo da qualche anno, grazie alla passione che molti miei amici mi hanno trasmesso, tanto da affezionarmi io stesso a una squadra in particolare. Ed è anche grazie a questo che negli ultimi anni la mia attenzione è stata richiamata dagli svariati eventi sportivi, spesso calcistici, a scopo di beneficenza.

Tutti conosciamo la celeberrima “Partita del cuore”, che nel corso delle sue edizioni ha messo a confronto moltissime realtà diverse del nostro paese, dai cantanti alle associazioni umanitarie, fino ad arrivare ai magistrati e ai parlamentari.

Ma oltre alla più nota “Partita del cuore”, esistono moltissimi eventi simili a livello locale in tutta la nazione, che spesso prendono il nome di “Partite del sorriso”.

Questi eventi non sono solo un momento di intrattenimento e sport: rappresentano un’occasione concreta per raccogliere fondi destinati a cause nobili, come la ricerca scientifica, l’assistenza ai meno fortunati, o il supporto a progetti educativi e sanitari. La magia del calcio riesce a unire persone di ogni età e provenienza, spingendole a donare, a partecipare, a credere che anche un piccolo gesto possa fare la differenza.

Tuttavia, non si può negare che eventi di questo tipo, per quanto straordinariamente importanti, possano nascondere alcune ombre.

Il rischio che il nobile scopo della beneficenza venga strumentalizzato per fini politici o per guadagni personali è purtroppo reale. Vi sono stati casi in cui la visibilità offerta da questi eventi è stata utilizzata per promuovere l’immagine di personaggi politici o aziende, più che per concentrare l’attenzione sulle cause sostenute.

Un altro aspetto controverso riguarda la copertura dei costi di organizzazione. Spesso, soprattutto a livello locale, ci si domanda chi debba farsi carico delle spese necessarie per garantire il successo dell’evento.

Se da un lato è comprensibile che una parte dei costi venga sostenuta attraverso sponsorizzazioni o contributi pubblici, dall’altro è legittimo interrogarsi sulla possibilità e il rischio che i fondi pubblici vengano sfruttati per finanziare eventi benefici che nascondono la volontà di pubblicizzare la propria figura politica in vista di elezioni future.

E’ questo un quesito che mi sono posto in particolar modo durante l’ultima edizione della “Partita del cuore”, giocata dalla squadra cantanti contro la squadra dei politici il 17 luglio 2024, curiosamente due settimane prima dell’emanazione del decreto per indire le importantissime elezioni regionali in Liguria e successivamente in Emilia-Romagna e Umbria.

Rimane quindi fondamentale un controllo trasparente e una gestione attenta di queste iniziative, per garantire che il vero scopo di queste iniziative sia perseguito nel modo più genuino possibile. Solo così sarà possibile preservare l’integrità e il valore di questi eventi, che continuano a rappresentare una testimonianza concreta di come lo sport possa diventare uno strumento di solidarietà e cambiamento positivo.

Tommaso Syrtariotis
Studente di giurisprudenza presso UniPd Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico

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