Nato quasi casualmente questo furgone si è dimostrato per almeno tre generazioni un mezzo di lavoro infaticabile e un compagno di viaggio affidabile e confortevole.

Difficilmente da un’automobile leggendaria nasce una seconda leggenda ma nel caso della Volkswagen Typ 1, più nota come Maggiolino, Käfer o Beetle, è esattamente quanto è capitato al veicolo commerciale da essa derivato, il Typ 2 affettuosamente chiamato Bulli. Ma, contrariamente a quanto ci hanno abituati gli amici tedeschi, il suo fu un successo assolutamente non programmato e tanto meno previsto.

La storia inizia nel 1947 quando le maestranze della fabbrica Volkswagen a Wolsfburg (ancora controllata dall’esercito britannico) si trovarono ad aver bisogno di un veicolo interno per il trasporto dei carichi pesanti.

In una Germania appena uscita dalla guerra non c’era molto da scegliere così utilizzarono pianale e assali di una kübelwagen (la versione militare della Volkswagen), ne collocarono posteriormente il motore boxer da 25 CV raffreddato ad aria e sopra vi sistemarono la cabina di guida che una paratia divideva dalla superficie di carico: in pratica un pick-up al contrario! Un veicolo inconsueto ma estremamente pratico che assolveva benissimo i compiti per i quali era stato concepito.

La cosa avrebbe potuto finire lì se l’ingegnoso mezzo denominato plattenwagen (veicolo porta piastre) non fosse stato notato dall’olandese Ben Pon, importatore della Volkswagen per i Paesi Bassi, che pensò immediatamente ad un modello commercializzabile. Così preparò degli schizzi che rappresentavano a grandi linee il veicolo che aveva in mente, una scatola di acciaio rettangolare su quattro ruote con il posto guida sopra l’assale anteriore e il motore dietro quello posteriore con tanto spazio in mezzo.

Pon presentò il progetto a Heinz Nordhoff, l’uomo che aveva risollevato dalle macerie della guerra la fabbrica di Wolfsburg e la stava guidando verso la rinascita, che ne colse al volo le potenzialità e diede il via libera alla realizzazione del veicolo. Nell’aprile del 1949 il primo prototipo con la carrozzeria tondeggiante completamente chiusa nella parte posteriore venne messo in strada ma il telaio previsto per il Maggiolino non reggeva le torsioni e le sollecitazioni di un peso maggiore per cui venne sviluppata una nuova scocca autoportante che si rivelò la soluzione giusta.

Dopo parecchie migliaia di chilometri di rodaggio i primi Typ 2 uscirono dalla fabbrica di Wolfsburg nella primavera del 1950 e furono subito apprezzati per la praticità d’uso e l’agilità su strada perché univano una grande capacità di carico (cinque metri cubi per 750 chili di merce) ad una velocità di 80 Km/h: lo strumento di lavoro e di trasporto ideale per il miracolo economico tedesco del dopoguerra.

Sul mercato venne presentato come Transporter ma fu subito ribattezzato con il nomignolo di Bulli che deriva dalle iniziali delle parole tedesche Bus e Lieferwagen (furgone per la consegna delle merci) integrate foneticamente da una “elle” intermedia: un termine che evoca l’aggettivo tedesco bullig cioè vigoroso. Dopo le prime serie piuttosto spartane, il Typ 2 si arricchì di dettagli che lo rendevano esteticamente più gradevole come la tinta bicolore o le cromature ma a fare sensazione fu nel 1951 una versione bus da otto posti dotata di ben 21 superfici vetrate denominata Samba che ebbe un enorme successo.

Le ridotte dimensioni, la versatilità e la stabilità anche su percorsi difficili diedero al Bulli una fama di efficienza tale che su di lui fecero affidamento il servizio postale, la polizia, i vigili del fuoco, le ambulanze e le ferrovie che addirittura fecero modificare un telaio apposito per farlo viaggiare sulle rotaie! Tutti utilizzavano il Bulli, in molti casi sfruttandolo al limite delle sue possibilità e anche oltre, caricandolo all’inverosimile ed esasperandone la meccanica ma lui sopportava davvero tutto e questo ne fece per molto tempo un veicolo senza concorrenti.

C’è un settore tra i moltissimi coperti dalla versatilità del furgone Volkswagen che spicca sugli altri: il suo utilizzo come veicolo da turismo ovvero come camper. Tutto nacque nel 1951 quando la ditta Westfalia di Wiedenbrück allestì per un ufficiale delle truppe di occupazione britanniche un Bulli dentro al quale potesse dormire, soggiornare e lavorare: nasceva così il Campingbox, un veicolo polifunzionale dal quale avrebbe avuto origine una serie infinita di allestimenti.

Man mano che il benessere economico tedesco aumentava diventava sempre maggiore la richiesta di questi mezzi per il turismo e il tempo libero, tanto che dal 1957 l’intero assemblaggio dell’allestimento Westfalia venne effettuato direttamente dalla Casa madre e se all’inizio degli anni Sessanta venivano prodotti dieci camper al giorno, nel 1967 erano già saliti a 70.

Col tempo il Bulli ha conosciuto una logica evoluzione tecnica (sei serie) per cui il motore originario di 1.100 cc da 24 CV è stato sostituito da uno da 34 CV e su richiesta era possibile ottenere un propulsore di 1.500 cc. da 42 CV che gli faceva raggiungere i 100 Km/h. Dal 1990 passerà al motore anteriore e vedrà poi versioni con motori V6 a benzina e turbodiesel fino al recentissimo ID.Buzz elettrico che rende omaggio nel look al Bulli originario.

Quest’ultimo, settantasette anni dopo la sua apparizione, è ormai passato da compagno fedele di almeno tre generazioni a oggetto di culto presso i collezionisti di mezzo mondo che puntualmente organizzano oceanici raduni da qualche parte in Europa o negli Stati Uniti. E anche in queste occasioni il Bulli continua a dimostrarsi affidabilissimo e confortevole, simbolo intramontabile, proprio come il Maggiolino da cui deriva, della moderna libertà di movimento.

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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