Questa granturismo tedesca dalle grandi performances ha rappresentato perfettamente il mito della velocità ed è stata desiderata da più di una generazione.

Poche automobili possono vantare un fascino così indiscusso come la 911, identificata come la Porsche per antonomasia, la cui discendenza continua ancora oggi anche se le versioni attuali sono ormai solo lontane parenti di quella apparsa per la prima volta nel 1963.

Poche automobili possono vantare un fascino così indiscusso come la 911,  identificata come la Porsche per antonomasia, la cui discendenza continua ancora oggi anche se le versioni attuali sono ormai solo lontane parenti di quella apparsa per la prima volta nel 1963.

Tranne gli appassionati, pochi però sanno che questa meravigliosa automobile ha nel suo DNA originario nientemeno che il Maggiolino Volkswagen, cioè quanto di più lontano ci sia da una super sportiva dalle doti entusiasmanti.

La leggenda della Casa tedesca che, come la Ferrari ha un cavallino rampante nel marchio, nasce nel lontano 1947 quando il professor Ferdinand Porsche (che aveva progettato per il regime nazista non solo la Volkswagen ma anche tutta una serie di carri armati e per questo alla fine della guerra era stato incarcerato dai francesi) una volta libero decide con il figlio Ferry, di costruire automobili a Gmünd in Carinzia, dove aveva trasferito lo studio di Stoccarda per sfuggire ai bombardamenti.

Nasce così in una ex segheria austriaca una piccola spider a due posti dalle linee molto arrotondate ed aerodinamiche, con carrozzeria in alluminio e come motore, collocato in posizione posteriore centrale appena alle spalle del guidatore, il quattro cilindri contrapposti (boxer) raffreddato ad aria di 1.131 cc. del Maggiolino ruotato di 180 gradi con nuove testate e nuove valvole oltre a due carburatori che ne portano la potenza da 25 a 40 CV.  Anche sospensioni, sterzo e scatola del cambio naturalmente sono di provenienza Volkswagen.

Targata K45-286 porta il numero 356 di progetto e di fatto è la prima automobile marchiata Porsche.

Nel 1948 viene realizzata una versione chiusa che trova subito un acquirente e con il ritorno a Stoccarda nel 1950 inizia il successo costante di questa granturismo che fino al 1965 sarà prodotta in 76.302 di esemplari con continue migliorie tecniche e cambi di cilindrata distinguendosi per doti velocistiche e affidabilità in moltissime competizioni sportive, Mille Miglia compresa. Ma agli inizi degli anni Sessanta, nonostante la validità di fondo del progetto, anche la 356 cominciava ad essere superata e a Stoccarda ci si pose con debito anticipo il problema di sostituirla. Per farlo la dirigenza tedesca scelse la strada più logica: progettare una vettura rinnovata nei “contenuti” ma partendo dalla impostazione originale cioè motore e cambio a sbalzo sulle ruote posteriori, sospensioni indipendenti, quattro freni a disco, 2+2 posti.

Questa volta la cilindrata parte da 1.990 cc. (la 356 non aveva mai superato i 1.600 cc.) e soprattutto il boxer raffreddato ad aria viene migliorato e diventa non più a quattro ma a sei cilindri raggiungendo i 130 CV mentre il cambio passa da quattro a cinque marce. La linea che renderà la vettura immortale si deve ad un altro Ferdinand Porsche detto “Butzi”, nipote del fondatore e capo del design, che riesce nel non facile compito di attualizzare la forte identità della 356 eliminandone le rotondità anni Cinquanta pur mantenendone l’impostazione di fondo.

Al salone dell’auto di Francoforte del 1963 la vettura viene presentata come 901 (il numero di progetto) ma sorge subito un contenzioso con la Peugeot che aveva già depositato l’esclusiva per le sue vetture su tutti i numeri a tre cifre con lo zero in mezzo: poco male, la nuova Porsche diventa 911, un numero di ripiego ma destinato a entrare nella storia dell’automobile.

Al momento della uscita sul mercato viene venduta in Italia a 4.000.000 di Lire (circa 51.000 euro). Da questo momento la 911 anno dopo anno si evolve diventando sempre più potente e veloce, aumentando le dimensioni e moltiplicando le varianti ma soprattutto conquistandosi un posto fra le auto più ambite di sempre, destino riservato solo a pochi modelli eletti. Per almeno due generazioni sarà oggetto di desiderio di un pubblico principalmente maschile che le riconosce una perfetta fusione di potenza, velocità e prestigio.

Chi mai avrebbe immaginato che la piccola spider assemblata con i pezzi di una Volkswagen in una segheria tra le Alpi austriache sarebbe diventata uno dei modelli più iconici dell’intera storia automobilistica?

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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