ZiviaLubetkin, Tosia Altman, FrumkaPłotnicka, Chaika Klinger, RuzkaKorczak, VitkaKempner,LenoreWeitzman, Liza Chapnik,ReniaKukielka. Sono i nomi di alcune delle donne che si opposero all’oppressione nazista in Polonia. Fra loro anche le appartenenti all’organizzazione Jewish Combat Organization (ZOB Żydowska Organizacja Bojowa in polacco) movimento di resistenza della Seconda guerra mondiale nella Polonia occupata. ŻOB prese parte anche a una serie di altre azioni di resistenza. 

L’Organizzazione Combattente Ebraica ebbe sede nel ghetto di Varsavia. Dopo la distruzione del ghetto, donne e uomini dell’organizzazione, combatterono, insieme alla resistenza polacca, durante la rivolta di Varsavia.

Tutte intervennero in un numero significativo durante l’insurrezione del Ghetto di Varsavia.Tra l’aprile e il maggio del 1943, si calcola che oltre un terzo dei combattenti fossero donne. Ed è probabile che fossero molte di più, dato che di quelle morte non si conosce il numero con certezza.

Molte militavano nel movimento giovanile sionista socialista. Erano staffette, costituivano il collegamento tra il ghetto e le formazioni di resistenza militare del settore ariano della città di Varsavia, acquistavano armi per portarle nel ghetto. Erano difficilmente identificabili perché, avendo frequentato le scuole pubbliche, a differenza dei maschi, istruiti nelle scuole private ebraiche, parlavano polacco senza l’accento yiddish. Avevano, prima della persecuzione, intessuto rapporti sociali e una rete di amicizie e conoscenze nelle città in cui vivevano, requisiti utili sia per facilitare l’emigrazione o la fuga all’estero, sia per raccogliere informazioni e viveri. Avvisavano dei rastrellamenti e delle spedizioni verso i campi di sterminio, passavano informazioni riuscendo anche a corrompere soldati ed appartenenti alla Gestapo. Scoprirono la verità del piano genocida nazista. Per la mentalità misogina tedesca, non erano considerate in grado di opporre alcuna forma di resistenza.

Lenore Weitzman ricorda i fattori decisivi per non essere scoperte: tenere un atteggiamento riservato, dare poco nell’occhio e apparire il più naturali possibile, parlare la lingua locale senza accento, avere amici e contatti fra le persone non ebree che potessero procurare un alloggio sicuro e documenti falsi.

Nel ghetto della cittadina polacca di Grodno, secondo la testimonianza di Liza Chapnik, un gruppo di giovani donne fu molto attivo nella Resistenza e operò con coraggio o con successo facendo le staffette nel settore tedesco della città, trasportando materiale bellico e viveri.“Passavamo davanti alla Gestapo, alle SS e alla polizia. Pensavamo che nessuna di noi sarebbe sopravvissuta, ma che fosse un nostro dovere lottare contro i nazisti per vendicare i nostri cari e la nostra gente”.

L’eroismo di queste donne per decenni è passato sotto silenzio, anche se alcune testimoni, attraverso diari a volte ignorati, diedero testimonianza di quanto avvenne. Miriam Berg, fuggita in America con la famiglia grazie ad uno scambio con prigionieri di guerra tedeschi, porta con sé il diario che aveva tenuto dal 10 ottobre 1939 al 5 marzo 1944. Vi è descritta la vita sua, dei familiari e degli amici, con particolare attenzione alle restrizioni e alle crudeltà cui erano sottoposti gli ebrei.

Fu pubblicato in America nel 1944. “Farò tutto il possibile per salvare quelli che possono ancora essere salvati. Dirò, dirò tutto, sulle nostre sofferenze e sulle nostre lotte e sulla strage dei nostri cari, e chiederò punizione per i tedeschi assassini …. Ancora un po’ di pazienza e tutti noi riguadagneremo la libertà”. Dopo un primo fulminante interesse seguito alla pubblicazione, non solo non ottenne il risultato che si era prefissa, ma fu dimenticata e lei stessa, delusa, visse nell’anonimato.

Anche Renia Spiegel scrisse un diario dal 1939 al 1942.  La sorella non aveva mai avuto la forza e il coraggio di leggerlo. Troppo dolore per la sua morte avvenuta in Polonia nel 1942. I quaderni per questo motivo erano rimasti 70 anni in una cassetta di sicurezza. La figlia di Elizabeth Ariana Bellak Spiegel, sorella di Reina, ha autorizzato la pubblicazione del diario. Ora il libro è pubblicato anche in Italia.

Recentemente una studiosa canadese, Judy Batalion, nipote di sopravvissuti allo sterminio, ha pubblicato “Figlie della resistenza. La storia dimenticata delle combattenti nei ghetti nazisti”. Una ricerca durata dieci anni che restituisce alla memoria, attraverso diari, testimonianze, interviste, documenti d’archivio e saggi, la storia e le azioni delle ragazze del ghetto.

Il libro nasce dalla sua casuale scoperta nella British Library a Londra, di un vecchio libro in yiddish, Freuen in di Ghettos, «Donne nei ghetti», in cui si parlava di decine di giovani ebree che sfidarono i nazisti, principalmente nei ghetti polacchi. Ne ricordiamo alcune.

Zivia Lubetkin

Zivia Lubetkin (Byteń 1914  –  LohameiHaGeta’ot  1976) (pseudonimo Celina) è stata una dei leader della resistenza ebraica del ghetto di Varsavia e l’unica donna nel gruppo di comando della  Jewish Combat Organization, determinante nell’organizzazione della rivolta del ghetto di Varsavia.

Partecipò al movimento giovanile sionista socialista Freiheit. Si occupava dell’organizzazione dei centri di formazione. Frequentò i programmi di preparazione per il trasferimento di ebrei in Palestina (aliyah) ma decise di non emigrare e rimanerecon la famiglia allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Dal gennaio del 1943 prese parte alle operazioni di resistenza di ŻOB e fu tra gli organizzatori della rivolta del ghetto di Varsavia.

Zivia, attraverso le canalizzazioni fognarie, quando l’esercito tedesco incendiò il ghetto, il 10 maggio del 1943, con pochi combattenti, riuscì a passare nella parte tedesca della città. Nell’agosto del 1944 prese parte insieme al gruppo ŻOB alla rivolta di Varsavia contro l’occupazione tedesca. Fu una dei 34 sopravvissuti alla rivolta. Subito dopo la fine del conflitto mondiale fece parte dell’organizzazione che si occupava dell’emigrazione dei sopravvissuti al genocidio dell’Europa orientale, verso l’Europa occidentale e il successivo trasferimento in Palestina. Nel giugno del 1946 emigrò in Palestina. Qui, Zivia, il marito e altri reduci del ghetto di Varsavia fondarono il kibbutz “Combattenti del ghetto”. Nel 1961 Zivia e il marito vennero chiamati a testimoniare nel processo contro Adolf Eichman. Morì nel 1978 nel kibbutz all’età di 64 anni. Sua nipote è la prima donna pilota dell’esercito israeliano.

Tosia Altman

Tosia Altman (Lipno 1919 – Varsavia 1943) componente del gruppo ZOB. Grazie al suo aspetto fisico e al fluente polacco che parlava, si spacciava per gentile. Nel ruolo di staffetta, si spostò nei vari ghetti, prima per organizzare l’istruzione clandestina e poi per avvertire dell’imminente sterminio di massa degli ebrei. All’inizio del 1942, collaborò con altri gruppi di sinistra per stabilire un’organizzazione di autodifesa, partecipò all’insurrezione del ghetto di Varsavia (19 aprile – 16 maggio 1943). Il 21 aprile 1943, mentre i tedeschi iniziavano a bruciare il ghetto, operò per collegare il bunker di comando con il bunker dove venivano tenuti i feriti, contribuendo a salvare alcuni combattenti dagli incendi. Quando i tedeschi scoprirono il bunker in cui si era nascosta, lo riempirono di gas per costringere chi vi si era rifugiato ad uscire. Anche se ferita, fu una dei sei che riuscirono a fuggire. Si nascose con altri combattenti ebrei in una fabbrica di pellicole in cui il 24 maggio scoppiò un incendio dove rimase gravemente ustionata. Costretta per questo ad uscire allo scoperto, fu arrestata dalla Gestapo. Morì dopo due giorni per le ferite riportate.

Frumka Plotnicka

Frumka Płotnicka (Plotnista 1914 – Bedzin 1943) componente del gruppo Zobmembro dell’organizzazione laburista sionista Dror. È stata una degli organizzatori della difesa del ghetto di Varsavia. Dopo la distruzione del ghetto, si trasferì a Bedzin dove organizzò con la cellula locale di ŻOB, che aveva contribuito a formare, una rivolta contro i tedeschi, come nella vicina Sosnowiec. La rivolta del ghetto di Będzin-Sosnowiec durò diversi giorni. Le SS sfondarono la linea di difesa principale in poche ore. Frumka Płotnicka morì il 3 agosto 1943 in uno dei bunker di Będzin, combattendo contro i tedeschi.

Uno dei modi in cui si esercita violenza nei confronti delle donne è la dimenticanza.

Emanuela Niero
Sono nata sotto il segno dei Pesci, mi piace guizzare. Sono femminista, faccio parte del gruppo l’8sempre donne Mogliano, sono partigiana, ho fatto parte del direttivo ANPI di Mogliano Veneto, mi piace leggere per me e per bambine bambini adulti con le lettrici di “Quante storie!”. Lo yoga mi accompagna molti anni.

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