Indovinate che relazione c’è fra la morte dell’ultimo membro di una tribù amazzonica estinta e il due volte (1972-1974) campione del mondo di Formula Uno brasiliano Emerson Fittipaldi. Nessuna direte voi e infatti le vite di questi due uomini sono trascorse parallelamente, senza mai incontrarsi, ciascuno dei due ignaro dell’esistenza dell’altro: eppure la fine dell’uno è in qualche modo legata all’altro.

A questo punto, solleticata la curiosità dei lettori, passiamo a mettere sul tavolo tutte le informazioni di questa triste vicenda.

Qualche giorno fa un quotidiano nazionale titolava: “Morto l’uomo più solo al mondo, ultimo superstite della sua tribù”.

Subito ho pensato a Marco Rizzo ma poi fortunatamente ho appurato che il segretario del Partito Comunista sta bene ed è anzi impegnatissimo nella campagna elettorale.

L’articolo riguardava invece l’ultimo abitante del territorio indigeno di Tanaru, 8.000 ettari nello stato di Rondonia, in piena foresta amazzonica nel Brasile occidentale, trovato morto, apparentemente per cause naturali, il 23 agosto su un’amaca fuori della sua capanna di paglia.

Doveva avere intorno ai 60 anni ed era conosciuto come l’Uomo della Buca perché le scavava sia per catturare gli animali conficcando sul fondo paletti appuntiti ma soprattutto per nascondersi dagli uomini “civilizzati” visto che tutta la sua tribù era stata sterminata tra gli anni Settanta e gli anni Novanta dagli allevatori che volevano espandere i pascoli eliminando la foresta vergine.

I suoi movimenti erano monitorati fin dal 1996 e ogni tanto venivano ritrovate le sue buche e le sue capanne intorno alle quali piantava mais, manioca e frutti come papaia e banane ma dal 2018 di lui si erano perse le tracce, quando una squadra della Fondazione Nazionale per l’Indio (Funai) lo aveva incrociato casualmente nella selva e lo aveva filmato di nascosto mentre stava abbattendo un tronco d’albero.

“Il territorio di Tanaru è come una piccola isola di foresta in un mare di vasti allevamenti di bestiame– ha commentato Survival International che per molti anni ha condotto invano una campagna per proteggere il territorio dell’Uomo della Buca – Con la sua morte il genocidio del suo popolo è ora stato completato: l’eliminazione deliberata di un intero popolo da parte di allevatori di bestiame affamati di terra. Nessun esterno ha mai saputo il suo nome e della sua tribù non si sa quasi nulla. L’Uomo della Buca è il simbolo sia delle crudeltà e delle violenze inflitte ai popoli indigeni di tutto il mondo nel nome della colonizzazione e del profitto, sia della loro resistenza. Possiamo solo cercare di immaginare gli orrori a cui ha assistito nella sua vita e la solitudine della sua esistenza dopo che il resto della sua tribù morì, ma ha resistito con determinazione a tutti i tentativi di contatto e ha chiarito che voleva solo essere lasciato solo”.

Sono sette le aree del Brasile teoricamente coperte da ordinanze di protezione territoriale e la costituzione brasiliana prevede che le circa 240 tribù indigene censite abbiano diritto a vivere nella loro terra ma troppo spesso la legge viene violata e intere tribù vengono cacciate o peggio eliminate da chi vuole depredare il loro territorio. Una tragica realtà che il Brasile vive da decenni e che ha avuto una drammatica accelerazione con l’elezione del presidente Jair Bolsonaro che fin dal suo insediamento ufficiale nel gennaio 2019 si è dedicato con impegno a smantellare il sistema di protezione formale e informale a tutela dei popoli indigeni attraverso campagne mediatiche e istituzionali.

Bolsonaro (al quale Anguillara Veneta da dove partirono i suoi nonni alla volta del Brasile ha concesso la cittadinanza onoraria) ha più volte paragonato i popoli originari ad animali la cui “civilizzazione” sarebbe possibile attraverso lo sviluppo del loro modo di vita, un escamotage linguistico per giustificare lo sfruttamento delle loro terre per agricoltura e allevamento intensivi, estrazione mineraria e taglio di legname con la solita scusa dei posti di lavoro e del profitto per tutti. Ha così indebolito gli enti federali per la difesa dei popoli indigeni tagliandone il budget e modificandone la composizione. L’esempio principale è proprio il Funai che ha tra i suoi compiti più importanti la mappatura e la protezione delle terre delle comunità originarie e la prevenzione del loro sfruttamento dall’esterno.

Bolsonaro ne ha trasferito le funzioni essenziali al Ministero dell’Agricoltura, roccaforte della cosiddetta “bancada ruralista” (il gruppo di imprenditori dell’agribusiness che supportano il Presidente al Congresso) e ha insediato al vertice dell’istituto persone di sua fiducia accelerando di conseguenza il processo di disboscamento dell’Amazzonia nativa.

Un problema cronico di questo grande paese del quale l’Uomo della Buca è stato solo l’ultima vittima. Ma, chiederete voi, cosa c’entra il settantaseienne Emerson Fittipaldi con la solitaria fine di uno sconosciuto abitante della foresta amazzonica?

Direttamente nulla, of course, ma scorrendo le liste dei candidati alle prossime elezioni elettorali italiane scopriamo che l’ex pilota (i cui nonni erano originari di Trecchina in Basilicata) risulta candidato da Fratelli d’Italia nella circoscrizione estero per l’America Meridionale con il beneplacito di Jair Bolsonaro al quale sembra sia molto legato.

Questo vuol dire che dal 26 settembre nel nostro Senato potrebbe sedere (e se i sondaggi ci azzeccano sarà molto probabile) un personaggio certamente apprezzabile per la sua storia sportiva ma che rappresenta in pieno la ricca borghesia bianca, istintivamente omofoba, reazionaria e razzista che oggi governa il Brasile.

Crediamo che la moderna destra europea che Giorgia Meloni garantisce ogni giorno al mondo intero di rappresentare non dovrebbe averci nulla a che fare. Mah. Quasi quasi scavo una buca e mi ci nascondo dentro. Non si sa mai.

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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